Foto: EPA/MMC RTV Slovenija
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Novak Đoković ha perso la sua battaglia. Nessuna esenzione per il numero 1 del mondo per entrare in Australia. Le autorità locali hanno espulso quella che oramai stava diventando una icona no-vax.

Una decisione unanime della Corte federale presa per motivi di salute, sicurezza e di ordine pubblico. La partecipazione del numero 1 agli Australian Open era incerta sin dall’inizio. Il principale ostacolo le rigide norme australiane in materia di prevenzione del virus. Ad aprire le porte alla partecipazione del giocatore alla manifestazione un “provvidenziale” contagio, che sarebbe avvenuto il 16 dicembre scorso, mentre si trovava in Serbia. Le autorità di Belgrado assicurano che il test fosse autentico, ma la positività non ha impedito al giocatore di partecipare, il giorno successivo, senza mascherina, ad un incontro con dei giovani tennisti e nemmeno di rilasciare una lunga intervista all’Equipe. Il 4 gennaio scorso Đoković aveva pubblicato le foto della sua partenza per l’Australia, annunciando che avrebbe partecipato al torneo grazie ad una esenzione medica, che gli avrebbe evitato il vaccino. Immediatamente c'è stato chi l'aveva paragonato al Marchese del Grillo, il mitico personaggio interpretato da Alberto Sordi, che poteva piegare le regole a suo piacimento. Le polemiche sono iniziate già mentre era in volo ed al suo arrivo le solerti guardie di frontiera lo avevano a lungo interrogato, prima di annullare il suo visto d’ingresso. A quel punto Đoković è stato rinchiuso in una fatiscente struttura per migranti. Le sue richieste di potersi allenare e di parlare con lo chef non sono state accolte. A venire in suo soccorso un giudice che ha ordinato di cancellazione del provvedimento e di rimettere in libertà il campione serbo. Sulla sua testa, però, pendeva la spada di Damocle dell’annullamento del visto, che è arrivata alla viglia dell’inizio della competizione. In attesa della decisione del tribunale, Đoković è tornato nell’ “albergo” per migranti. Intanto, in Serbia ne hanno subito fatto una questione nazionale ed ora il presidente Vučič si dice pronto ad accoglierlo come un eroe.

Stefano Lusa