Due navi petroliere sono in fiamme nell'area del Golfo, al largo dell'emirato dell'Oman, dopo 3 esplosioni avvenute di cui non si conoscono bene le cause. L'ipotesi seguita è quella di un vero e proprio attacco. Entrambe le navi si sono incendiate al largo del porto iraniano di Bandar-e-Jask. La prima, battente bandiera delle isole Marshall trasportava etanolo verso Taiwan, l'altra, battente bandiera panamense, era carica di metanolo diretto a Singapore. In seguito all'incidente convocato il consiglio di sicurezza ONU. I 44 membri dell'equipaggio sono stati soccorsi dalla Quinta Flotta della Marina Militare statunitense e dalle unità di salvataggio della marina iraniana che stazionavano nell'area. Nessuna delle 2 navi è affondata. Finora non è chiara la dinamica di ciò che e' accaduto. La Marina statunitense ha reso noto di avere ricevuto 2 chiamate di soccorso dall'area dello stretto di Hormuz, via d'accesso ai terminal petroliferi dei paesi del Golfo e dell'Iran. L'incidente è giunto a un mese dal sabotaggio di altre 4 petroliere avvenuto al largo della costa degli Emirati Arabi Uniti, che ha aumentato la tensione nella regione. Il 6 giugno scorso gli Emirati hanno riferito ai membri del consiglio di sicurezza ONU che gli attacchi alle 4 petroliere recavano i segni di un'operazione sofisticata e coordinata, molto probabilmente da parte di un attore statale. Il Giappone, intanto, ha confermato che le 2 petroliere nel Golfo di Oman sono state attaccate, una delle quali con un siluro, secondo quanto riferito dalla stampa britannica, mentre l'altra è stata danneggiata e presenta uno squarcio nello scafo sopra la linea di galleggiamento. Il premier nipponico Abe si trova in questi giorni in visita in Iran, primo premier di Tokyo a Teheran dal 1979. In seguito al presunto attacco i prezzi del petrolio hanno visto un aumento del 4 per cento.

Franco de Stefani

Foto: Reuters
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