Marko Gregorič Foto: Il mandracchio
Marko Gregorič Foto: Il mandracchio

"Si tratta di una posizione unanime di tutti i consiglieri", tiene a sottolineare il presidente della CAN Marko Gregorič prima di spiegare il perchè della bocciatura della denominazione "Slovenska Istra-Istria slovena", accolta per quest'area dai quattro sindaci dei comuni costieri. "Per la Comunità Nazionale Italiana è inaccettabile la proposta di chiamare il territorio nel quale viviamo, l'Istria, con l'aggiunta dell'aggettivo 'slovena' che reputiamo di connotazione nazionale", spiega Gregorič. "Conosciamo bene quale è la nostra patria, e quindi la nostra proposta, come formulato già a giugno dell'anno scorso, è di denominarla 'Istra-Istria'".

Una posizione che sarà ribadita nel consiglio comunale di domani anche se si sa che la proposta del sindaco passerà, potendo contare sulla maggioranza . Nonostante questo secondo il presidente della CAN isolana "è arrivato il momento di dire qualche no, in maniera serena e democratica, su alcuni temi come questo che riteniamo squalificante per la CNI in Slovenia". Parla, quindi, della necessità "da parte della nostra comunità di alzare la voce e far sentire la propria opinione", dicendo di non capire come si possa pensare che su temi come questo "la Comunità Nazionale Italiana possa trovarsi d'accordo".

Un periodo non facile per la minoranza che si trova sotto la lente di ingrandimento anche dei media nazionali. "Il fatto che si parli molto di noi e che sia in corso un dibattito molto vivace al nostro interno rispetto ai canoni ai quali siamo abituati penso possa essere anche una cosa positiva", commenta Gregorič che ritiene che "non ci sia nulla di male nel dialogo e nel confronto con chi ha opinioni diverse". Secondo lui però la CNI avrebbe bisogno di fare "un vero salto di qualità".

Rifacendosi poi al dibattito scaturito venerdì scorso alla presentazione del libro "Nel silenzio della memoria" di Katja Hrobat Virloget, Gregorič conclude con una sua riflessione sullo stato in cui versa la CNI: "Credo che in qualche modo per le vicissitudini storiche, per il contesto sociale e politico nel quale viviamo siamo stati educati a non sapere esprimere quali sono i nostri sentimenti, ma anche le nostre posizioni politiche. Per questo ci troviamo forse dove ci troviamo: con sulla carta tante leggi, con finanziamenti importanti ma in realtà, forse, ogni giorno un pò più deboli".

Barbara Costamagna