Foto: Radio Capodistria/Fifaco
Foto: Radio Capodistria/Fifaco

Continuare sul sentiero già tracciato, proseguire con il lavoro portato avanti negli ultimi anni e superare le difficoltà che la pandemia di Covid ha inevitabilmente causato. Puntare sulla continuità, occupandosi dei temi cari alla Comunità Italiana, come la cultura e gli investimenti da spendere in questo settore, senza perdere di vista le scuole e l'importanza del bilinguismo, anche e soprattutto in ambito lavorativo: queste le principali tematiche per le quali si impegnerà "La Nostra Voce per Capodistria".

Grande importanza poi ai giovani e proprio per questo tra i candidati al consiglio della Can di Capodistria, la lista ha deciso di puntare su Noemi Stancich, che spiega: "Proprio per questo mi sono candidata, perché mi sono resa conto che sempre meno giovani fanno parte della vita delle comunità, della minoranza e penso che si debba lavorare seriamente su questa situazione, perché i giovani sono il nostro futuro. Bisogna pensare a progetti a lungo termine puntando proprio a richiamare i giovani nella comunità, per vivere anche quella che è la cultura italiana, quello che è un ambiente importante, soprattutto nelle nostre zone, che esistite da sempre, per ricreare un po' la voglia di appartenere a questa minoranza che, oggigiorno, è sicuramente un elemento importante, un qualcosa in più".

Tu hai già in mente qualche iniziativa che si può proporre per attirare i giovani?

"Sicuramente attività per ragazzi, che siano collegate anche alla scuola, come gruppi di filodrammatica, gruppi di ballo ed anche gruppi per studiare, proprio per essere richiamati in questo ambiente. Poi ovvio, è da vedere, ma secondo me è molto importante la comunicazione con le scuole, sapere anche dai vari presidi e dalle insegnanti quali sono i bisogni e trovare un compromesso, sicuramente su attività che abbiano un buon fine, che siano incentrate proprio su questo richiamo".

La tua idea è quindi quella di coinvolgere di più il mondo della scuola e della cultura.

"Secondo me questo è il modo migliore, perché soprattutto i ragazzi piccoli, coinvolti fin dalla giovane età poi hanno un approccio più naturale e c’è meno rischio di perderli una volta che hanno compiuto i 18 anni e decidono, magari, anche di andare a studiare all'estero. Fin da piccoli bisogna abituare questi ragazzi a frequentare le comunità, fargli sapere dove sono, quale è la vita e quali sono le attività al loro interno".

Davide Fifaco