Foto: Radio Capodistria
Foto: Radio Capodistria

Una mostra fotografica ha presentato i progetti svolti in diverse aree geografiche del territorio nell’ambito della migrazione. Le foto utilizzate sono state fornite da diverse associazioni e Ong, tra cui ADRA Slovenia, la fondazione ITF per il rafforzamento della sicurezza umana, la Caritas slovena, e tante altre, ma il punto focale dell’incontro è stata la tavola rotonda, che ha visto non solo una presentazione, ma un confronto su un fenomeno che sta interessando particolarmente le nostre zone. Tra gli interlocutori, abbiamo parlato con Roberta Altin, antropologa e coordinatrice del Centro Interdipartimentale sulle Migrazioni e Cooperazione allo sviluppo Sostenibile dell'Università di Trieste, la quale si occupa di migrazioni transnazionali. "Noi viviamo in una zona di confine e quindi una delle cose più interessanti è che siamo eredi di una precedente migrazione. Radio Capodistria è l'emblema di ciò perché documenta una testimonianza in lingua italiana di quelli che erano i territori di migrazione che si sono spostati. Oggi questo confine è attraversato da migrazioni che sono esterne all'Europa, quindi dal punto di vista sia legislativo che sociale, in qualche modo creano un clima di paura, ma dal punto di vista di chi studia le migrazioni, da quando è sorta l'umanità sono sempre state una fonte di sopravvivenza, di sicurezza della specie umana. Ci troviamo in una fase di crisi economica, ambientale ma non solo. La nostra vitalità è creata anche dal fatto che le persone si muovono, scambiano idee e progettualità; quindi, si tratta di una stratificazione costante di migrazioni anche in questa zona di confine, di cui dobbiamo essere consapevoli e non impauriti.”

Foto: Radio Capodistria
Foto: Radio Capodistria

Presente alla tavola rotonda anche Katja Hrobat Virloget, professoressa associata del Dipartimento di antropologia e studi culturali presso l’Università del Litorale, la quale ha parlato dello scopo di questi incontri e del lavoro delle Organizzazioni non governative in Slovenia. “Vogliamo trasformare questo patrimonio che è invisibile e non desiderato, in un patrimonio che è nostro, perché viviamo sulla frontiera e qui non ci sono solo le migrazioni odierne, ma anche quelle del passato, come l’esodo istriano che per tanti decenni è rimasto nascosto. Tutto questo non viene incluso nelle narrazioni nazionali, rimanendo invisibile, ma noi vorremmo mostrare l’altro lato della storia e far diventare queste migrazioni visibili."

B.Ž.