Foto: Reuters
Foto: Reuters

Dopo una riunione del gabinetto, Israele ha riaffermato con determinazione l'intenzione di lanciare un'incursione a Rafah, nel sud di Gaza, dove più di un milione di persone si sono già rifugiate, fuggendo dalle operazioni israeliane in altre aree della devastata enclave palestinese. "Opereremo nonostante le difficoltà. Ci vorrà qualche settimana, ma avverrà", ha dichiarato il Premier, senza specificare se l'assalto inizierà tra qualche settimana e quanto durerà. Gli alleati hanno ripetutamente esortato il Primo Ministro a non procedere con l'offensiva, a causa di una popolazione ormai esausta e senza un luogo dove rifugiarsi. Quest'ultimo ha assicurato che il Paese ha approvato un piano per l'evacuazione dei civili dalla zona interessata dal conflitto e che l'esercito provvederà a delle soluzioni di alloggio temporanee. Durante una visita in Giordania, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dichiarato che un'ulteriore incursione "renderebbe molto difficile il processo di pace" e si sta ora impegnando per "garantire un cessate il fuoco duraturo". Questi e altri argomenti saranno al centro dell'incontro tra i due leader domenica prossima. Il Primo Ministro israeliano, nonostante le critiche, il dissenso e le manifestazioni che lo invitano a dimettersi, non cede: le forze israeliane continuano a bombardare la Striscia di Gaza e secondo il Ministero della Sanità dell'enclave nelle scorse ore sarebbero state uccise 61 persone. L'agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito che uno degli attacchi è stato condotto contro una casa a Deir el-Balah, nella Striscia centrale, uccidendo 12 persone della stessa famiglia, la maggior parte delle quali donne e bambini. Notizie di attacchi di artiglieria e scontri sono giunte anche da Khan Yunis, nel sud dell'enclave: incursioni da parte israeliana anche in Cisgiordania dove 12 persone sono state arrestate.

Aiuti umanitari stanno arrivando attraverso spedizioni aeree e marittime, ma esperti, ONG e residenti avvertono che non sono neanche lontanamente sufficienti a soddisfare le esigenze di 2,3 milioni di palestinesi, che stanno affrontando gravi carenze. Denunciano infatti mancanza di cibo, acqua e medicinali e condizioni di vita e igiene pessime.