Foto: Reuters
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Le forze politiche tradizionali ostentano sicurezza dopo la prima tornata delle elezioni amministrative in Croazia. Ma in realtà il voto è stato un campanello d'allarme per tutte.

L'HDZ del premier Andrej Plenković s'avvia a conquistare sì il grosso delle Regioni, ma con molta più fatica che in passato, mentre i socialdemocratici confermano la loro prevalenza soltanto nel Quarnero e nello Zagorje.

Nelle grandi città invece soffrono un po' tutti. I socialdemocratici ormai devono accontentarsi del fortino fiumano, mentre l'HDZ appare sicura di farcela soltanto a Osijek. Troppo poco. A Zagabria e Spalato hanno preso il sopravvento forze emergenti di sinistra e di centro. Gli elettori, dunque, hanno voglia di novità.

Nemmeno l'Istria è più quell'inespugnabile roccaforte della Dieta democratica istriana che sembrava essere un tempo. Pure in questo caso a rosicchiare fette di potere sono forze e personaggi nuovi, che si fregiano soprattutto dell'etichetta di indipendenti.

Certo i regionalisti, magari sudando le proverbiali sette camicie, probabilmente ce la faranno a mantenere il controllo di Pola e della Regione. Però alcune sconfitte bruciano. A Dignano l'indipendente Edi Pastrovicchio trionfa al primo turno con il sostegno aperto del gigante tecnologico locale Infobip.

A Pinguente rispunta l'ex di turno, Damir Kajin, e la Dieta non va nemmeno al ballottaggio. E poi il caso forse più clamoroso, quello di Pola: il presidente ad interim uscente della Regione, Fabrizio Radin, sconfitto da Bruno Cergnul nella corsa alla carica di vicesindaco eletto direttamente alla minoranza italiana. Evidentemente l'elettorato non fa più quadrato attorno ai leader: è alla ricerca spasmodica di qualcosa che sappia di nuovo. Magari poi ritornerà all'ovile: ma per il momento c'è una marea di voti in libera uscita senza una chiara rotta politica.

Dario Saftich (La Voce del Popolo)