Foto: Reuters
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"In questi giorni oltre ai festeggiamenti ed agli incidenti, sono arrivate molte analisi su ciò che è accaduto. Laurent Joffrin su Libération, ha parlato del 14 luglio, festa nazionale francese del calcio, attribuendo a questa vittoria un significato politico che va al di la dei simboli del calcio e va anche al di la del successo personale dei giocatori, che incarnano questa vittoria.
Lui ha detto che il calcio è diventato in qualche modo il nostro ENA, la scuola superiore che da sempre forma i funzionari pubblici e gli alti dirigenti dello stato. Il calcio, ha detto il direttore di Libération, è quel laboratorio attraverso cui tutti i francesi, anche gli ultimi, quelli che vivono nelle periferie, nelle balieau, possono farcela. Possono diventare non solo cittadini a pieno titolo, ma i simboli in cui il resto del paese di riconosce. Questa vittoria quindi ha assunto un valore che va al di la delle querelle politiche. Ha fatto piazza pulita di quello, che soprattutto sui giornali dell'estrema destra e ancor più sui siti dell'estrema destra, era stato il quesito della vigilia, dove ci si chiedeva come tifare per una squadra multiculturale come la nazionale francese a dispetto della piccola patria etnica bianca e cristiana che era simboleggiata dalla Croazia.
Questo risultato ha dimostrato, in qualche modo, anche sul campo l'importanza dei valori dell'inclusione, della democrazia e del pluralismo. Si tenga conto che una decina dei giovani selezionati da Dechampes sono giovani cresciuti della balineau; vengono, quindi, da quei territori spesso definiti perduti dalla Republique, dove lo stato non arriverebbe se non con le forze dell'ordine. Gli incidenti del dopo partita stanno, però, a dimostrare come questa rappresentazione del calcio come grande simbolo, di cui si diceva anche ai tempi di Zidane, della possibilità di far crescere anche i giovani figli dell'immigrazione, figli della povertà, per dirla in modo più diretto, non è però sufficiente. Siamo all'indomani della morte di un giovane avvenuta per mano della polizia: è accaduto a Nantes qualche settimana fa. Ci sono state lunghe notti di incidenti, di violenze, di proteste e c'è soprattutto un piano balieau, che doveva segnalare all'interno la grandeur annunciata da Emanuelle Macron, una sorta di piano Marshall per riportare anche nei quartieri di periferia le istituzioni e la speranza, che invece non è mai partito. Quindi dietro a questa vittoria, molto importante per la Francia, molto importante per il paese, c'è anche qualche ombra sinistra che continua ad intravedersi".

D: Lo sport come valvola di sfogo per le banlieau.

R: "Si è vero. Lo sport è una valvola di sfogo che permette ai giovani di sfuggire alla manovalanza della criminalità, ai circuiti della droga o quant'altro. Sono anche questi i quartieri dove, senza enfatizzare troppo questo elemento, talvolta sono stati anche reclutati i gruppi del fondamentalismo musulmano. Un altro aspetto, evocato molto dalla stampa francese in questi giorni, è che in qualche modo questa vittoria è stata anche un esorcismo collettivo sui fantasmi del Bataclan, sulle ferite inferte a Parigi da giovani cresciuti nelle periferie tra Francia e Belgio, nello spazio francofono, che avevano rinunciato a considerarsi parte di quel mondo, fino a immaginare, per una visione distorta della fede e della politica dell'integralismo jihadista, di muovere guerra ad una parte di sé stessi, quale era appunto Parigi.
Tutti i simboli, tutti i campioni di questo mondiale della squadra francese incarnano storie. Sono storie di successo ottenuto spesso a caro prezzo, sono storie di integrazione ricercata e voluta, sono storie degli allenamenti nei campetti della periferia di piccole società, di piccole squadre, storie del sostegno di famiglie e del fatto che loro stessi diventano poi il sostegno delle loro famiglie, magari in difficoltà, invertendo questo percorso. Sono storie che assomigliano più a quelle del calcio popolare degli anni del dopoguerra, a cui siamo sempre meno abituati, che non al sogno da ceto medio che oramai incarnano le grandi stelle: si pensi ad esempio al caso di Ronaldo".

D: La politica ha cercato di rubare la scena ai calciatori.

R: "Ovviamente Macron ha cercato di utilizzare in tutti i modi questa vittoria, anche con il giochino di cercare di sottrarre la coppa. L'abbraccio dei francesi e dei parigini sui Campi Elisi ha superato questo tipo di appropriazione. Direi che da questo punto di vista in realtà è stato più un rito collettivo, su cui ovviamente la politica, sia il primo ministro Philippe sia Macron, ha cercato di giocare, di cavalcare l'onda dell'entusiasmo, ma la sensazione è che sia stato qualche cosa di profondo dei francesi".

Stefano Lusa