Foto: dostopno
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La prima a riconoscere internazionalmente la Slovenia fu la Croazia. I due lo fecero vicendevolmente all’indomani della proclamazione dell’indipendenza; poi nei giorni e nei mesi successivi arrivò il sì di una serie di altri stati dell’ex Unione Sovietica. Sin da prima del 25 giugno 1991, quando Lubiana decise definitivamente di farla finita con la Jugoslavia, era cominciata una fitta rete di colloqui con le cancellerie d’Europa. In Occidente c’era ancora chi voleva salvare la Jugoslavia e che credeva che dando fiumi di danaro al governo federale avrebbe potuto creare una “logica convenienza” nello stare assieme. Il ministro degli Esteri italiano, Gianni De Michelis, disse ad una delegazione slovena che il paese non sarebbe stato riconosciuto “nemmeno in cinquant’anni”. Seppe cambiare presto idea e quando capì che la Jugoslavia era perduta fu uno di quelli che lavorarono acciocché l’Unione Europea giungesse compatta al riconoscimento di Slovenia e Croazia. Alla fine, Lubiana, per il suo contributo, lo decorò con la sua massima onorificenza.

In quel periodo a lavorare per giungere al riconoscimento italiano furono soprattutto gli “amici di Lubiana” del Friuli - Venezia Giulia. Il presidente della regione, Adriano Biasutti ed i suoi uomini, aprirono più di qualche porta romana ai politici sloveni. A suo fianco ci furono anche molti membri delle rispettive minoranze nazionali, che si adoperarono per far vincere le resistenze esistenti. Che il sì italiano sarebbe stato solo questione di tempo lo si capì il 3 novembre del 1991, quando il presidente Francesco Cossiga, in visita al Friuli -Venezia Giulia per celebrare la giornata dell’Unità nazionale, varcò a piedi il confine tra Gorizia e Nova Gorica, per venire ad incontrare il suo omologo sloveno, Milan Kučan. Fu una sorta di riconoscimento sul campo.

Il 19 dicembre 1991 l’Islanda riconobbe la Slovenia, la Germania fece altrettanto; ma precisò che formalmente i rapporti diplomatici sarebbro iniziati a decorrere dal 15 gennaio. Proprio in quei giorni arrivò anche il sì italiano e quello di gran parte dei paesi dell’Unione Europea. Il Vaticano, che aveva mobilitato la sua diplomazia a favore di Slovenia e Croazia, anticipò quella decisione di 48 ore, San Marino di 24.

Era iniziato il cammino di Lubiana sullo scacchiere internazionale. Gli obiettivi erano chiari: l’adesione all’Unione Europea ed alla Nato, che nonostante qualche contrasto, furono raggiunti. All’epoca la Slovenia era la prima della classe, la migliore tra coloro che aspiravano ad unirsi all’Occidente. Poi raggiunti i grandi traguardi, l’immagine del paese è progressivamente diventata è quella che è.

Stefano Lusa