Boscarin Foto: Radio Koper/web
Boscarin Foto: Radio Koper/web

Probabilmente le Comunità autogestite della nazionalità non ce la faranno a concordare norme unificate per la “tutela della razza” già per le prossime elezioni politiche, ma forse ci riusciranno per le quelle amministrative. Da tempo sono in discussione i nuovi criteri per l’iscrizione agli elenchi elettorali che consentono ai residenti di votare per i rappresentanti della comunità italiana in parlamento, nei consigli comunali e per scegliere i rappresentanti nelle Comunità autogestite della nazionalità comunali. Per ora ognuno fa come crede, seguendo la legge del 2013.

La normativa impone ai nuovi iscritti di avere legami con la comunità minoritaria o con la sua identità o di essere discendente di un iscritto all’elenco elettorale. A Capodistria hanno fatto il minimo necessario, recependo i dettami della legge e facendo autocertificare ai richiedenti quanto sopra. Sin ora tutte le domande sono state accettate. A Pirano esiste una commissione che si attiene ai criteri imposti dalla legge, ma che non ha mai respinto nessuna iscrizione, anche perché, precisano, non ci sono mai stati casi dubbi. Ad Ancarano esiste l’elenco elettorale, anche se per il momento non ci sono nuove domande d’iscrizione, ma prossimamente verrà nominata una commissione che valuterà le richieste seguendo le norme di legge. I più attrezzati, come al solito, sono a Isola, dove sin da prima che entrasse in vigore la nuova normativa, era stata istituita una commissione, presieduta dalla signora Mujanović, davanti alla quale si doveva superare una vera e propria prova d’autoctonia. Va detto, comunque, che davanti agli uffici delle CAN non ci sono masse oceaniche in attesa dell’iscrizione e nessuno nemmeno ipotizza che ci saranno.

L’ipotesi ora è di arrivare a modalità armonizzate per tutti i comuni. Lo scontro è tra chi vorrebbe una comunità aperta e chi vede la minoranza come un fortino assediato da mille pericoli. Non si può escludere, pertanto, che le Comunità autogestite facciano proprie una tesi molto gradita alle autorità slovene secondo cui non tutti gli italiani sono appartenenti alla Comunità nazionale italiana, che sarebbe composta solo da “autoctoni”. Un criterio, questo, che potrebbe essere ristretto o allargato a seconda delle convenienze politiche del momento. Alcuni dicono che ciò servirebbe a tutelare la specificità della minoranza ed ad evitare che nei circoli si finisca per ballare la tarantella; altri sostengono che se la cultura italiana non piace in toto la minoranza farebbe bene a denominarsi in qualche altro modo e bolla queste argomentazioni solo come un altro modo per tenere nelle mani di pochi la gestione delle risorse. La scelta è se aprire o chiudere le porte a coloro che si sentono attratti o riscoprono la propria italianità, ma anche cittadini europei italiani o croati di nazionalità italiana che si sono trasferiti o si trasferiranno in Slovenia.

Si tratta di due modi contrapposti di concepire l’idea di apparenza nazionale: quella italiana considerata in Istria, Fiume e Dalmazia come il frutto di una libera scelta e quella degli sloveni e dei croati più legata al sangue ed al suolo. Vedremo se alla fine le CAN privilegeranno la prima o la seconda.

I problemi però non si fermano qui, ma per questi argomenti all’interno della Comunità nazionale italiana, al momento non sembra esserci alcun interessare. Stando ai dettami della legge l’iscrizione agli elenchi elettorali particolari è riservata solo ai cittadini sloveni, ma se questo sembra ovvio per le elezioni parlamentari lo è molto di meno per le elezioni amministrative, dove i cittadini europei residenti in Slovenia non solo hanno diritto di voto, ma possono anche candidarsi per i consigli comunali. Nessuno al momento sembra capace di chiarire se i cittadini europei di nazionalità italiana residenti in Slovenia hanno diritto di voto attivo e passivo anche per i rappresentanti minoritari.

Qualche attenzione in più sembrerebbe esserci per le differenti modalità di voto nei singoli comuni. A Pirano e a Capodistria gli elettori nei territori bilingui votano nel proprio seggio; ad Isola invece c’è un unico seggio a Palazzo Manzioli. Gli iscritti agli elenchi elettorali, inoltre, devono far attenzione di non trovarsi arbitrariamente cancellati dagli elenchi particolari prima del voto. In caso di trasferimento da un comune bilingue ad un altro, senza alcuna comunicazione, si viene depennati di ufficio. La cosa potrebbe, però, non essere così priva di senso, se dovesse prevalere il criterio dell’”autoctonia”. Conoscendo, ad esempio, la storica rivalità esistente tra Pirano ed Isola, appare assolutamente logico non volere tra i propri iscritti qualcuno con usi, costumi e tradizioni così diversi dai propri.