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I consiglieri comunali della minoranza italiana a Pirano hanno chiesto la reintroduzione dello storico toponimo di Santa Lucia. Una simile proposta era stata avanzata già negli anni Novanta, ma si era sempre arenata di fronte ad una levata di scudi e così Santa Lucia è rimasta ufficialmente Lucia. Ora Manuela Rojec, Andrea Bartole e Nadia Zigante sono tornati alla carica, con la speranza di non vedersi ancora una volta negato un diritto basilare: quello di poter usare il nome italiano della cittadina e non più quello “desanatizzato” imposto nella seconda metà del secolo scorso. Sarebbe una vittoria paragonabile solo a quella per il ripristino del vecchio stemma cittadino. Lo scudo con la croce di San Giorgio ritornò, tra mille polemiche negli anni Novanta, su insistenza della comunità italiana.

All’orizzonte i segnali comunque sono confortanti. La Comunità Locale di (Santa) Lucia ha chiesto, il mese scorso, il ripristinare la targa con il nome storico all’ingresso della cittadina, non soltanto per la versione italiana del nome, ma anche per quella slovena. Per ora non si sono levati i soltiti cori di nostalgici, che tradizionalmente si fanno sentire in queste occasioni. Quello che è certo comunque è che il nome italiano di Santa Lucia è tornato almeno nella cartografia nazionale slovena, visto che rientra tra quelli approvati dall’apposito istituto, che aveva chiesto aiuto alle Comunità autogestite per mappare il territorio con i nomi storici.

Intanto qualcosa si sta muovendo anche a Capodistia, dove con la supervisione del vicesindaco Mario Steffé, si sta procedendo alla mappatura del bilinguismo al poliambulatorio cittadino. La situazione non è rosea e si spera di cominciare a porvi rimedio nei prossimi mesi. In città c'è stato un progresso, almeno, per quanto riguarda i tabelloni pubblicitari luminosi, dove le municipalizzate e gli enti pubblici, nell’ultimo periodo, stanno rispettando le regole alla lettera. Il lavoro da fare comunque è ancora moltissimo. Basti dire che, nonostante le segnalazioni, non c'è nessuna traccia dell'italiano sui manifesti che pubblicizzano il “Mesec italijanske mode” (Il mese della moda italiana), organizzato in collaborazione con il Ministero degli esteri italiano e con l’Istituto per il commercio con l’estero.

Stefano Lusa