Foto: Regijski štab CZ za severno Primorsko /Ervin Čurlič
Foto: Regijski štab CZ za severno Primorsko /Ervin Čurlič

Le nuove norme tagliano fuori tutta una serie di eccezioni per il passaggio della frontiera. Non si passa più per motivi familiari e nemmeno per l’assistenza degli anziani. Un problema questo, che proprio in queste ore, devono affrontare molti membri della minoranza italiana di Slovenia e Croazia e molti sloveni che vivono in Italia. Intanto i vecchi genitori stanno passando la Pasqua da soli. L’ex ministro della giustizia Aleš Zalar ha annunciato di aver inoltrato ricorso contro il provvedimento alla Corte costituzionale, visto che le nuove misure rendono impossibili i suoi rapporti familiari.

Il ministro dell’Interno, Aleš Hojs, ha precisato che la polizia non nega il transito anche coloro che non sono contemplati nelle deroghe previste dal decreto, purché paghino la multa.

Intanto le eccezioni restano per i frontalieri, cioè per coloro che vivono da una parte del confine, ma lavorano o vanno a scuola dall’altra. Per alleggerire la loto vita quotidiana, al pari di quella dei proprietari di terreni, si è fatto e si continua a fare tantissimo. I problemi causati dalla pandemia e la limitazione degli espatri però, almeno da queste parti, non riguardano soltanto loro.

Ad un anno di distanza appare chiaro che non si sono fatti passi avanti nella comprensione della complessità delle zone di confine e nemmeno nella comprensione delle esigenze della sua popolazione. Non si tratta soltanto di poter andare a comprare la colomba o l’uovo di cioccolata preferito dall’alta parte o di venire a fare il pieno o a rifornirsi in macelleria. Quello che rischia di incrinarsi è tutta una complessa rete di relazioni, che non riguardano soltanto le minoranze, ma che sono radicate nel territorio. Fermo restando che i diritti assoluti da tutelare sono quello alla vita e quello alla salute, comunque varrebbe la pena di riflettere anche che oramai da un anno a questa parte, a singhiozzo, non è più garantito il principio costituzionale secondo cui le comunità nazionali ed i loro membri hanno il diritto “di coltivare i rapporti con la propria nazione madre e con i rispettivi Stati”.

Stefano Lusa