La mia applicazione “Ostani zdrav” mi comunica che negli ultimi 15 giorni ho avuto due esposizioni a persone infette. Due contatti, avvenuti a distanza, di cui non devo preoccuparmi. Non devo fare nulla di specifico. Nessuna restrizione e nessun tampone è necessario. A un insegnante di mio figlio è stato diagnosticato il COVID. Prima di scoprire di essere positivo è stato in classe con lui per un’ora. Tutti i protocolli sono stati rispettati, il rischio è minimo, non c’è da impensierirsi e non deve fare nulla di specifico. Amici raccontano di parenti malati, che stanno soffrendo le pene dell’inferno, altri hanno avuto contatti a rischio ed hanno atteso giorni prima di venir sottoposti al tampone, che fortunatamente ha dato esito negativo. Con scadenza sempre più serrate arrivano comunicazioni di contagi all’interno del RTV, il virus è entrato anche nella redazione del Primorski Dnevnik.
Alessandro Martegani, lunedì scorso - durante quella che probabilmente è stata l’ultima riunione di redazione in presenza di quest’anno - ha constatato che oramai il cerchio si sta chiudendo. Il virus è sempre più vicino a noi. Se a marzo i residenti in Slovenia potevano guardare all’epidemia come qualcosa di lontano, di cui tutto sommato non dovevano preoccuparsi più di tanto, adesso le cose sono cambiate.
Molti di noi si sono svegliati dopo la prima notte di coprifuoco della loro vita. Ieri alle 21 il silenzio era assordante. I confini sono praticamente chiusi: non si può uscire dalla regione e non si può andare all’estero se non per seri e comprovati motivi. La situazione è grave. Se a marzo, durante la prima chiusura, le giornate si stavano allungando e la primavera era alle porte, ora l’inverno sta arrivando. Bisogna attrezzarsi per affrontarlo, senza panico, ma rispettando in maniera scrupolosissima le raccomandazioni. Distanza sociale e mascherine sono le parole d’ordine che ci accompagneranno per i prossimi mesi. Vale la pena di prenderle sul serio sin da subito.
Stefano Lusa