I programmi italiani e sloveni di TV Capodistria e le Primorske novice hanno parlato di accuse gravissime tirando in ballo una lettera anonima che sta girando da tempo negli ambienti isolani. Le prime voci erano cominciate a circolare già a settembre, ma il testo fino ad ora non era mai uscito ed anche oggi non è ancora del tutto di dominio pubblico.

Saranno gli ispettori e forse la polizia a dover valutare quanto le accuse siano circostanziate e sarà il Consiglio della scuola a dover dettare il tempo per l’eventuale defenestrazione di Simona Angelini. Probabilmente la discussione approderà anche alla Comunità autogestita della nazionalità di Isola, dove alcuni stanno già affilando le lame. In questi giorni intanto le voci si rincorrono e accanto a quelle che parlano delle presunte malefatte della preside ce ne sono altre che raccontano di ipotetici giochi politici, vecchi rancori e di candidati già pronti a prendere il suo posto. In sintesi, oramai si è alle prese con un bel bubbone pronto a esplodere spargendo pus dappertutto.

Nel 2007 quando la Angelini divenne preside della Dante Alighieri le sezioni dell’asilo erano quattro con settantacinque bambini, quelle della scuola nove con ottanta bambini, mentre gli impiegati erano trentotto. Oggi l’asilo conta otto sezioni con centoquarantasette bambini, le elementari hanno dodici sezioni con centosettantasei bambini, mentre gli impiegati sono saliti a sessantasette. In sintesi, bambini e personale sono praticamente raddoppiati. Uno sviluppo questo che non aveva mancato di far storcere il naso ad alcuni sia nelle comunità sia all’esterno.

L’esperienza insegna che gli scontri all’interno delle istituzioni hanno conseguenze devastanti. D’un tratto tutta l’attenzione e le energie del personale sono state rivolte a dipanare l’intricata matassa, perdendo di vista la mission vera e propria dell’istituzione stessa. In altri ambienti, dopo un simile confronto, ci sono dovuti anni per risistemare le cose e per ricreare una parvenza d’armonia tra i dipendenti. La scuola è un ambiente delicato e la scuola della minoranza lo è ancor di più. Ci sono stati anni in cui le classi erano composte da tre o quattro alunni, dove si sono chiuse sezioni e sedi periferiche. Il giocattolo è fragile. Bisogna fare attenzione a non romperlo.

Stefano Lusa

Foto: Reuters
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