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Continuano a far discutere le nuove modalità di erogazione dei fondi che il Friuli Venezia Giulia destina alla Comunità nazionale italiana, ora non più solo di Slovenia e Croazia bensì dell'ex Jugoslavia; fondi che vanno -per il momento- anche al Montenegro e che vengono messi a Bando dall' Università popolare di Trieste. Un concorso aperto a tutto il mondo dell'associazionismo minoritario e non più solo all'Unione Italiana che è l'istituzione rappresentativa della minoranza italiana autoctona in Slovenia e Croazia.

Sull'intricata vicenda che ha suscitato polemiche e preoccupazioni anche in seno all' Assemblea dell'Unione Italiana, nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di sentire l'assessore alla cultura FVG, Gianni Torrenti che è il padre della nuova normativa. Invitato a fare un confronto con la prassi adottata nell'assegnazione dei fondi alla Comunità slovena in Italia, Torrenti - pur rilavando le differenze strutturali e organizzative delle due minoranze- ha affermato che sia il Friuli Venezia Giulia che la Slovenia distribuiscono i mezzi destinati all'attività degli sloveni in Italia assegnandoli alle singole associazioni culturali e non tramite le due organizzazioni apicali: per intenderci l'SSO, la Confederazione delle associazioni slovene e l'SKGZ, l' Unione culturale -economica slovena.

''SSO e SKGZ hanno un ruolo di prim' ordine nell'assegnazione dei fondi riservati alle attività della nostra minoranza'' ci raccontano i presidenti delle due associazioni rappresentative, rispettivamente Valter Bandelj e Rudi Pavšić e precisano '' c'è un accordo Stato-Regione che assegna al FVG la gestione dei contributi destinati alla nostra comunità, sia quelli nazionali sia regionali e dei quali si occupa la Commissione regionale consultiva per la minoranza linguistica slovena".

Un organismo – ci siamo informati- presieduto dall'assessore Torrenti e composto da altre 10 persone: un delegato dalla Commissione scolastica regionale per l'istruzione in lingua slovena, sei persone designate dalle organizzazioni di riferimento della minoranza (due per ciascuna delle province di Trieste, Gorizia e Udine) e tre indicate dall' assemblea degli eletti di lingua slovena nei Consigli degli Enti locali (uno per ciascuna delle province di Trieste, Gorizia e Udine).

È questa struttura a fare il bello e il cattivo tempo nell'assegnazione dei fondi italiani alle associazioni della minoranza slovena che operano nel territorio d'insediamento storico; una commissione che è composta nella totalità – ci dicono- da rappresentanti della comunità slovena ed è chiamata a decidere sulla suddivisione delle risorse. ''SSO e SKGZ sono però direttamente coinvolte" affermano Pavšič e Bandelj e aggiungono "le due associazioni apicali pianificano l'attività e conseguentemente la distribuzione dei contributi alle società minori".

E per quanto riguarda i contributi garantiti dalla Nazione madre, in questo caso quelli assicurati da Lubiana? "Vale lo stesso'' raccontano i due esponenti della minoranza slovena. ''Qui non c'è una commissione formale quindi un organismo preposto alla discussione a approvazione della ripartizione dei fondi ma sono le due organizzazioni apicali assieme all'Ufficio per le minoranze slovene e per gli sloveni nel mondo a decidere la suddivisione dei contributi alle associazioni minori; a stabilire come saranno assegnati i fondi dello stato sloveno alle 300 organizzazioni della nostra minoranza" afferma Rudi Pavšić. "Non c'è nessuno che si possa intromettere o andare a vanificare le nostre idee, le nostre pianificazioni'' aggiunge Valter Bandelj e dice ''è vero che Lubiana assegna direttamente i finanziamenti sui conti bancari delle singole associazioni ma sono SSO - SKGZ –Lubiana in tutta una serie di riunioni a stabilire, precedentemente, la distribuzione dei finanziamenti garantiti dalla nostra Madre Patria".

''Inoltre tra noi e Lubiana non c'è un ente intermediario incaricato di gestire le risorse che ci vengono assegnate. Tanto per capirci non esiste un partner in Slovenia che coadiuvi le nostre attività e coorganizzi le nostre iniziative" precisa il presidente della Confederazione delle associazioni slovene e aggiunge "guai se ci fosse! Stravolgerebbe il sistema e svilirebbe il ruolo di SSO e SKGZ che non avrebbero alcun scopo di esistere".

Va detto che l'Unione culturale-economica slovena e la Confederazione delle associazioni slovene per il loro funzionamento non attingono finanziamenti dai fondi destinati alle attività delle associazioni minori bensì – onde evitare conflitto d' interesse- dipendono direttamente dalla Giunta regionale FVG. Gli esponenti minoritari si dichiarano fondamentalmente soddisfatti del sistema di erogazione dei contributi. "Ci sono dei piccoli malumori dovuti alla grande mole di lavoro aggiuntivo causato dalle novità che prevedono l'assegnazione iniziale dell'80 % dei fondi pro associazione e quella del rimanente 20 % addebitato solo nel caso di adempimento di alcuni obblighi e criteri". Ci racconta ancora Valter Bandelj che si sofferma pure sui tempi di erogazione dei contributi "c'è una differenza abissale. Lubiana è molto celere e in pratica dopo le verifiche tra noi ed il ministro Žmavc a gennaio si trasmettono i decreti alle singole associazioni, ci sono una quindicina di giorni per gli eventuali ricorsi e al più tardi a marzo i mezzi vengono versati sui rispettivi conti bancari. Quelli italiani invece arrivano a settembre, ottobre. Se tutto va bene."