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Dopo aver subito un linciaggio partito al momento della sua candidatura, messo in atto da ex amici ed ex alleati, che non si è fermato nemmeno per un attimo, il consigliere comunale Marko Gregorič alla fine ha rinunciato al posto di vicesindaco italiano di Isola. Una scelta non facile, anche perché questo passo fa presagire una sua progressiva fuoriuscita dalla politica della minoranza italiana.

Tra il giubilo dei suoi detrattori e l’indifferenza degli altri, rischia di andarsene così uno dei più brillanti dirigenti che la minoranza italiana in Slovenia abbia prodotto negli ultimi anni. Nessuno, però, farà nulla per trattenerlo; semmai ci sarà chi tenterà di dargli l’ultimo calcio per cacciarlo definitivamente. Niente di cui stupirsi, visto che è risaputo che quello minoritario non è un bell’ambiente e proprio per questo nel nostro piccolo mondo antico, oramai, ci sono più palazzi che persone.

D’altronde lo scontro tra clan minoritari sta assumendo toni mai visti prima e ormai, più che su un sano confronto politico, si gioca a colpi di post, trolls e denunce anonime alla Commissione anticorruzione ad altri organismi di controllo. La logica è quella del “Muoia Sansone con tutti i filistei”.

Il primo risultato è stato, che è andato a farsi benedire il principio della “rappresentanza qualificata”. Così chi ha vinto le elezioni sta perdendo o ha già perso la battaglia per i vicesindaci italiani a Capodistria, Isola e Pirano. È bastato ripetere ossessivamente sui social media che la scelta del vicesindaco italiano non è una faccenda che riguarda la minoranza, ma che è di esclusiva competenza del sindaco; senza tener conto che in questo modo si rischia di demandare allegramente la scelta dei dirigenti di una minoranza ad un signore o una signora X della maggioranza. Ingenuità o poca memoria storica, visto che in pratica si invoca di tornare al tempo in cui era il regime a scegliersi gli italiani che dovevano rappresentare i loro connazionali nelle istituzioni, per garantire di essere “fedeli alla linea”. L’importante d’altronde è raggiungere il “proprio obiettivo” (che coincide logicamente sempre con il bene della minoranza), senza preoccuparsi neanche per un attimo delle conseguenze.

Adesso con la probabile uscita di scena di Marko Gregorič ce ne sarà uno di meno con cui fare i conti alle prossime elezioni; mentre ci saranno un posto e un gettone in più per gli altri e più spazio nei palazzi riccamente arredati in cui girare da soli per stanze tristemente vuote, come novelli Gollum che accarezzano il loro “tesoro”.

Stefano Lusa