Foto: Archivio personale/Andrej Rojec
Foto: Archivio personale/Andrej Rojec

Per ora i servizi di ispezione comunale hanno fatto finta di nulla. Se il silenzio delle istituzioni comunali dovesse perdurare, la Can piranese potrebbe decidere di ricorrere a istanze superiori. In comune probabilmente pensavano che, come al solito, sarebbe bastato far finta di nulla ed aspettare che Andrej Rojec si stufasse o che qualcuno gli dicesse di smetterla. Per fortuna non è stato così. Lui ha continuato a monitorare la situazione sul territorio, seguendo in sostanza i molti spunti che a lui, ed agli altri esponenti della Can piranese, erano giunti nel corso dei dibattiti online organizzati durante i lunghi mesi di lock down con i connazionali.

Il risultato a breve termine è stato quello di aver ottenuto manifesti bilingui che pubblicizzano una applicazione per i trasporti marittimi, mentre quello a lungo termine sarà che i funzionari piranesi, non potranno più dire che le cose in fatto di bilinguismo vanno bene nel loro comune e che nessuna segnalazione di mancato rispetto dei diritti della minoranza è stata inviata ai loro uffici. È questo, infatti il ritornello che si sente spesso recitare dalle autorità competenti quando parlano di tutela delle comunità nazionali autoctone in Patria ed all’estero.

In sintesi, i piranesi hanno dimostrato che un bravo “tutore del bilinguismo”, armato di macchina fotografica, scarpe comode e buona volontà, può essere più efficace di mille decreti. Gli altri possono continuare a sperare, rimando seduti in ufficio, che l’italiano non sparisca dalle insegne e dai cartelloni pubblicitari dei loro comuni.

Stefano Lusa

P.S. Chi dice che il problema non sono le pubblicità o qualche scritta mancata in italiano, probabilmente ha ragione, ma è sempre meglio iniziare da qualche parte che non incominciare mai.