Foto: Radio Capodistria
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Un appello alle autorità ed alle istituzioni della minoranza italiana di Slovenia e Croazia a trovare una soluzione alternativa e più adeguata all'istruzione elementare e alle esigenze degli stessi alunni, scive la firmataria Claudia Smolinski, il cui figlio sta frequentando la settima classe della Pier Paolo Vergerio il Vecchio. Durante la ristrutturazione, che dovrebbe durare almeno due anni, gli alunni dalla sesta alla nona classe saranno trasferiti nel seminterratto nella scuola elementare slovena, il comune, ricordiamo, ha stanziato 460 mila euro per allestire le aule e tutto il necessario per ospitare i ragazzi.

Meno di due settimane fa i genitori degli alunni delle superiori sono stati posti davanti ad una decisione già presa dalla preside Maglica, dal sindaco Bržan e dal vicesindavo Steffè, scrive nella missiva Claudia Smolinski, definendo inadeguati gli spazi, classi senza finestre, con un'entrata separata e orari delle lezioni anticipati per evitare momenti di incontro con gli alunni della scuola slovena e per non disturbare quanto il flusso degli alunni della scuola ospitante è maggiore. I bambini, prosegue, non usciranno dalle classi, le merende saranno consumate nelle stesse. E tutto questo dopo due anni di calvario covid che ha causato non pochi problemi soprattutto di natura psicologica ai ragazzi, con mascherine, didattica a distanza e distanziamento fisico.

Claudia Smolinski si è rivolta pertanto alle autorità, per il momeno, ci ha confermato, le ha risposto solo il presidente di Unione italiana Maurizio Tremul che ha espresso solidarietà e disponibilità a individuare ogni possibile migliore soluzione. La rappresentate di classe sta concordando un incontro con il sindaco Bržan. Parlando con altri genitori, ci ha detto, ha incontrato più che altro rassegnazione, la maggior parte di loro dice che non si può fare nulla se la decisione è già stata presa. Io, ha continuato, non posso farmene una ragione, per questo ho mandato l'appello ai rappresentanti delle istituzioni CNI. Come rimedio estremo, conclude Claudia Smolinski la sua lettera, sto vagliando la possibilità, assieme ad altri genitori, di iscivere il figlio ad un'altra scuola. (ld)