Proposta discussa mercoledì sera dalla Giunta esecutiva che- come abbiamo informato - ha dato parere favorevole all'iniziativa sottoscritta da 12 consiglieri, 8 dei quali residenti in Slovenia. Tra i firmatari pure due "giuntini": Gaetano Benčić e Dyego Tuljak. Il primo, interpellato in margine ai lavori, si è dichiarato convinto che il cambiamento non tocca in alcun modo il funzionamento dell'Unione italiana di Capodistria ma è solo un modo di mettere ordine negli atti interni dell'UI ed ha respinto categoricamente le insinuazioni che si tratti di una mossa per destituire dal ruolo di coordinatore, l'attuale presidente dell'Unione italiana, Maurizio Tremul. Abbiamo successivamente contattato alcuni dei sottoscrittori dell'iniziativa residenti in Slovenia ma o non hanno risposto alle nostre chiamate o non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Disponibile invece il presidente dell'Unione italiana, Maurizio Tremul che così ha commentato la vicenda: "Più di 30 anni fa gli italiani di queste terre decisero di voler continuare a rimanere unitari anche nel momento in cui la Jugoslavia si dissolveva. Siamo un unico popolo. Abbiamo portato avanti la riforma dell'UI costituendo un'associazione unitaria tra gli italiani di Croazia e Slovenia. Unitaria nella rappresentanza, unitaria negli uomini, donne e nelle persone. Poi gli stati ci hanno costretto a creare due bracci operativi: uno a Capodistria e l'altro che esisteva già a Fiume. Questi però hanno un'unica testa che è quella dei presidenti dell'Unione italiana che rappresentano unitariamente l'UI di Fiume ma contemporaneamente rappresentano anche -unitariamente- l'UI di Capodistria".
Come mai questa operazione arriva adesso?
"Chi viene eletto a presidente dell'Unione o della Giunta esecutiva ed ha residenza in Slovenia è nel contempo coordinatore dell'UI di Capodistria e l'altro presidente è vicecoordinatore. Quando gli elettori sono andati alle urne lo scorso anno, sapevano di questa disposizione che viene applicata da molto tempo, in pratica da sempre ed ha sempre funzionato, ha sempre dato i suoi frutti ed ha acconsentito di operare e rimanere unitari. Chi firma una proposta del genere si assume la responsabilità di mettere in discussione, minare alla radice l'unitarietà del nostro popolo e anche dell'Unione italiana e se mi si consente dire, tradisce pure il voto popolare perché nel loro programma elettorale non ho visto proposte che andassero nel senso della distruzione dell'unitarietà. Questo è un sistema che funziona e che ha sempre funzionato e risponde alle esigenze dei connazionali. L'ha confermato anche recentemente il rappresentante del governo sloveno in visita all'UI di Capodistria".
Alcuni dei proponenti hanno comunque detto che va messo ordine negli atti interni dell'UI.
"Questo tipo di scelte che abbiamo adottato in Unione e che preservano i valori dell'unitarietà di questa comunità nazionale sono assolutamente in linea con le norme esistenti. Dobbiamo tenere conto che ormai non ci sono più confini tra noi che viviamo in un'Europa in cui vale il diritto europeo. Alle ultime elezioni gli italiani di Slovenia e Croazia hanno votato due presidenti: quello di Unione Fiume e di Unione Capodistria. Con questa proposta di modifica si vuole togliere il diritto a tutti gli italiani di Croazia e di Slovenia di scegliere il coordinatore dell'UI di Capodistria come hanno potuto fare alle ultime elezioni grazie pure a questo meccanismo saggio che abbiamo messo in atto. Questo diritto viene tolto pure agli italiani della Slovenia perché 8 dei 10 consiglieri della Slovenia si arrogano il diritto di voler scegliere loro - per conto di tutto un popolo che lo ha già fatto- i propri rappresentanti. Mi sembra una mostruosità".
Ma allora possiamo dire che potrebbe essere la fine dell'Unione italiana che conosciamo?
"Dissolvere questa unità d'intenti, dissolvere l'unitarietà della CNI, spacchettare e spezzettare significa non fare gli interessi dei connazionali ma perseguire evidentemente altri obiettivi. Va mantenuta l'unitarietà e ci deve essere un coinvolgimento della base. Qui ci sono delle proposte che vanno a sconvolgere il nostro assetto unitario senza che gli elettori delle Comunità degli italiani da cui i firmatari provengono ne abbiamo discusso, senza un dibattito pubblico serio. Non c'è alcuna argomentazione fondata, seria, argomentata che possa sostenere queste posizioni. Quindi credo che sia un dedicare il nostro tempo a occuparci di cose che funzionano mentre dovremmo occuparci- e avremmo tanto da fare- delle cose che non funzionano e a rafforzare la nostra presenza sul territorio".
Ci sta dicendo che dietro a questa iniziativa c'è la volontà di indebolire l'Unione?
"Leggendo bene ciò che è stato proposto e gli argomenti speciosi che sono stati posti all'attenzione ieri, mi sembra che effettivamente sia così. C'è una volontà politica diversa. Io dico, squadra che vince non si cambia. Il modo di eleggere da parte di tutti i connazionali i presidenti delle due Unione italiana nelle due figure che guidano anche UI a Fiume e anche UI a Capodistria ha dimostrato che funziona. Mi sembra inutile cambiare le cose quando queste funzionano. Il cambiamento va bene ma non sempre questo rappresenta un progresso e uno sviluppo. In questo caso è una regressione. Si torna indietro da un processo democratico che prevede l'elezione diretta dei presidenti, che prevede un coinvolgimento dei connazionali, che da trasparenza alla nostra operatività. Mi sembra che sia veramente un utilizzare il nostro tempo non nel migliore dei modi. Il tutto per raggiungere - evidentemente - delle finalità diverse che mi sembrano esplicite leggendo i fatti di ciò che sta accadendo. Sostanzialmente si vuole stravolgere un voto popolare che si è ampiamente consumato in un confronto democratico che si è svolto lo scorso anno".
Che cosa succederà se la proposta sarà accolta dall'Assemblea?
"Spero che questa proposta non trovi l'assenso dell'Assemblea dell'Unione Italiana. Auspico vivamente che ingerenze esterne, come sono già avvenute, cessino e che si rispetti l'autonomia dell'Unione italiana. Qual è lo scenario che si propone? Dovrebbero spiegarlo i 12 firmatari. Dopo aver gettato il sasso nello stagno dovrebbero dirci come vedono il funzionamento, l'organizzazione dell'Unione italiana. Io farò appello alla ragionevolezza. Sappiamo che ci sono priorità in cui dobbiamo migliorare la nostra azione, e ce ne sono tante; questa è invece una di quelle che ci fa perdere tempo, che crea nuove divisioni, inutili spaccature nel momento in cui- al di là del ripristino dei confini di questi giorni- abbiamo bisogno di rafforzare l'unità".
Infine un commento alle voci che vedrebbero questa iniziativa collegata alla volontà di defenestrarlo da coordinatore della Consulta capodistriana.
"Mi sembra che siano evidenti gli obiettivi che si vogliono perseguire. Io non ne faccio una questione personale o di altro genere. È funzionale agli interessi dell'Unione italiana che i rappresentanti dei due bracci operativi che poi si ritrovano ad essere rappresentanti dell'unica Unione italiana siano eletti dal popolo come siamo stati eletti noi. Questa è la garanzia della democraticità e della trasparenza del nostro operato. Il resto diventa cosa diversa che non è né democrazia né trasparenza".

Lionella Pausin Acquavita

Foto: Archivio personale
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