Un'immagine del musical
Un'immagine del musical "Baciami, Caterina" messo in scena dal Dramma italiano; foto: La Voce del Popolo

Settantacinque anni valgono bene una festa, anche se il momento è complicato e ci vogliono precauzioni in altri tempi impensabili.
Ma, come sostiene il direttore Giulio Settimo, "la storia del Dramma italiano è complessa, e quindi questo è solo un tassello ulteriormente complesso, che non blocca il lavoro della compagnia, come non è mai stato bloccato in questi settantacinque anni".

Il Dramma italiano mosse il primo passo scenico nel novembre del 1946, con "Il burbero benefico" di Carlo Goldoni. Da allora, superando non poche difficoltà, ha fatto divertire o riflettere - o entrambe le cose - ormai diverse generazioni di spettatori istriani e fiumani, e svolto un'importante opera di salvaguardia della cultura e della lingua italiana sul territorio. Ma si sbaglierebbe a considerare la compagnia teatrale della nostra minoranza - che opera all'interno del Teatro nazionale croato Ivan de Zajc - unicamente una gloria locale: la sua storia recente è costellata di collaborazioni prestigiose, che ne hanno allargato la platea e il consenso di critica ben oltre i confini regionali, mentre l'adozione dei sovratitoli ha permesso di instaurare un dialogo anche con il pubblico di lingua croata.

L'anniversario vede la compagnia in salute, afferma il direttore. "Sono veramente felice per la compagnia, vedo un cambio generazionale con tanti nuovi attori che vivono insieme il teatro. C'è adesso una sana collaborazione sia con l'Opera che con il Balletto e il Dramma croato che permette al Dramma italiano di allestire delle grosse produzioni come il musical "Baciami, Caterina" che ha aperto la stagione".

Tuttavia, lamenta Settimo, il ruolo della compagnia non è sempre apprezzato appieno."La caratteristica del Dramma italiano, che a me piace pensare sia il cuore pulsante della cultura della minoranza, è che noi creiamo teatro. Il nostro non è un teatro di ospitalità, le produzioni non vengono portate qui dall'Italia ma sono 'autoctone'. Cerchiamo di valorizzare gli autori della nostra comunità e di fare da ponte culturale fra Italia, Croazia e Slovenia, portando in scena autori che rappresentano una prima assoluta per questi due Paesi. Questa è l'importanza intrinseca del Dramma italiano, di cui pochi si rendono conto".