Minoranza italiana in Slovenia e Croazia con l'acqua alla gola. L’ultima tegola è stata lo spegnimento delle trasmissioni satellitari di Radio e TV Capodistria. Gli incontri al massimo livello non sono serviti ad evitare lo switch off e martedì scorso le trasmissioni sono state interrotte. Una minoranza, quella italiana, che ancora una volta rimane sorpresa da un evento ampiamente annunciato. Per Ezio Guiricin, uno dei padri di Unione Italiana, nonché attento analista a TV Capodistria lo spegnimento del segnale è un fatto molto grave. “Si zittisce la nostra voce e la nostra presenza sull’intero territorio d’insediamento storico. Si tratta di un fatto che non doveva assolutamente succedere e che era stato, da almeno due anni, ampiamente annunciato. Non so per quale motivo (e si potrebbe anche indagare) è stato fatto poco o niente per scongiurare un fatto così grave per la presenza ed il ruolo della nostra comunità nazionale”.

Possiamo discutere dell’importanza e sul costo della presenza del segnale satellitare, ma se è così fondamentale perché la cosa non è emersa prima? Ci sono come minimo dei gravi ritardi?

Ovviamente queste domande andrebbero fatte a chi di dovere. Noi come giornalisti e come connazionali non possiamo che limitarci a porci delle domande e le domande che tu hai fatto sono quelle che ci facciamo costantemente. Perché non si è fatto nulla? Probabilmente perché è stato sottovalutato l’impatto della eliminazione della trasmissione satellitare, forse si sperava di poter trovare delle soluzioni alternative nel campo del digitale terrestre in Croazia, delle TV via cavo o altro ancora. Si è tentato di fare una cosa importante, per i nostri programmi, con l’applicazione 4D, ma ovviamente questo progetto non può essere considerato come una soluzione alternativa al satellite, ma solo come qualcosa di complementare ed integrativo. Una serie di concause, inadempienze e lacune ci hanno portato a questa situazione estremamente spiacevole. Il risultato è stato di perdere, soprattutto per la TV ma anche per la radio, probabilmente più di 2/3 degli ascoltatori nel territorio di insediamento storico. La domanda fondamentale che ci si pone però è questa: per quale motivo da parte italiana, da parte del comitato di coordinamento, si è ritenuto di non dover più finanziare più l’affitto del satellite? Non capisco quali siano le motivazioni di carattere politico, finanziario e culturale che stanno alla base di questa scelta”.

Però la posizione del Comitato di coordinamento non è di ieri. Si sono usati stratagemmi per continuare comunque a finanziare il satellite tramite altri progetti. La posizione del comitato però era assolutamente chiara e non mi pare che in questi anni ci fosse il sentore che si potesse fare marcia indietro.

“E’ vero che le decisioni erano chiare ed anche chiaramente espresse, ma è anche vero che gran parte dei nostri connazionali non ne erano adeguatamente informati. Lo sapevano i vertici, ma la gente ne sapeva poco. Forse in tutti questi mesi, in questi anni si è pensato di poter trovare delle soluzioni alternative e forse la ricerca di queste soluzioni è stata condotta con poca solerzia e con ritardo e così siamo giunti a questa situazione".

In settimana ci sono stati colloqui a Roma. Marko Gregorič, responsabile di Giunta per l'editoria, ha detto chiaramente alla vostra emittente che i tempi per risolvere la questione del satellite non saranno brevi.

“Il rischio che stiamo correndo quello di sparire definitivamente dagli schermi di tantissimi connazionali o di essere assenti per moltissimo tempo perché le soluzioni alternative non sono di facile realizzazione. Il problema è che ci si è mossi con grande ritardo credendo, forse con sufficienza, forse con leggerezza, di poter avere tutto il tempo per poter trovare delle soluzioni diverse. Queste soluzioni non sono state trovate e pertanto il danno arrecato è concreto ed evidente. Adesso avremo un percorso in salita per risolvere la questione e il tempo non gioca a nostro favore. Al momento la vicenda del satellite di TV Capodistria ha sollevato un polverone e l’interesse dell’opinione pubblica, ma la domanda che dobbiamo porci è per quanto tempo questa attenzione continuerà ad esserci? Non c’è il rischio che calato il polverone e l’interesse l’oscuramento diventi definitivo?".

Mi pare un po’ che l’indice sia puntato contro la classe dirigente?

“Qui non si tratta di puntare l’indice verso nessuno. Il problema è la debolezza strutturale della nostra minoranza nel suo insieme e la distrazione (uso un eufemismo) della nazione madre, degli organismi istituzionali e politici preposti a sostenere la nostra presenza ed il nostro sviluppo nel territorio di insediamento storico. In questi giorni ci sono stati importanti colloqui a livello politico: l’audizione alla commissione esteri della camera. Risvolti positivi e significativi. Speriamo si possa procedere in questo senso. Tuttavia, sullo sfondo ci sono lacune e ritardi per quanto attiene l’attenzione della nazione madre nei nostri confronti e ci sono lacune e ritardi anche all’interno della nostra minoranza”.

All’interno della minoranza si è aperto il dibattito sulla riforma di Unione Italiana. Qual è il bilancio.

“E’ difficile farlo ora. Il dibattito è alle sue prime battute. Ne sono uscite indicazioni interessanti e positive. Speriamo che tutto ciò possa contribuire ad arrivare ad una riforma organizzativa, strutturale e statutaria dell’Unione italiana che auspichiamo da tempo. Il punto però mi sembra sia un altro. In questo momento il sistema minoranza sta attraversando un periodo di crisi, in un contesto europeo, internazionale e nazionale sempre più complesso e difficile. La minoranza ha bisogno di nuove energie, nuovo vigore, nuovi valori e non soltanto di un cambiamento di carattere statutario e formale. La riforma deve venire dopo un dibattito su quello che vogliamo essere, su quello che concepiamo come il nostro futuro. Forse proprio questa discussione negli ultimi anni è mancata. Si tratta di capire come rafforzare il dialogo ed il pluralismo democratico all’interno delle strutture della minoranza, ma soprattutto come rafforzare il senso di appartenenza e la coscienza nazionale dei nostri connazionali".

Quello che si è notato sono state le sale non proprio gremite. Questo è forse l’indice dello stato dell’Unione, massa in discussione anche da ci eroga i finanziamenti, il riferimento è alla polemica con l’Università popolare.

“Io ho denunciato queste debolezze. E’ facile dare la responsabilità a chi dirige le strutture (che comunque ha le massime responsabilità), ma ci sono anche responsabilità dei singoli, dei nostri connazionali che forse non sempre hanno combattuto a testa alta per cercare di difendere valori e principi fondamentali. In questo momento avremmo bisogno di una chiamata a raccolta, di un movimento all’interno della minoranza per cercare di aggredire questi problemi e rafforzare la nostra capacità unitaria, la nostra coscienza nazionale, il nostro orgoglio e la nostra dignità".

Stefano Lusa

Qui potete sentire l'audio dell'intervista completa con Ezio Giuricin

Foto: MMC RTV SLO
Foto: MMC RTV SLO