Undicesima edizione del Festival dell’istrioto, ricca e piena di contenuti diversi e accattivanti e che -come dicono gli organizzatori - è stata ideata associando “tradizione e innovazione”. La notizia più bella e attesa ieri sera, nella terza giornata della manifestazione, dedicata alle canzoni inedite nelle 5 varianti dell’idioma preveneto della bassa Istria, è stato l’annuncio della sua iscrizione nell’elenco del patrimonio culturale immateriale della Croazia. Paolo Demarin presidente del sodalizio sissanese, dell’Assemblea UI e coordinatore della manifestazione non è riuscito a nascondere la grande emozione e ci ha raccontato: "Abbiamo lavorato molto: mi ricordo una prima riunione a Valle e poi altre per arrivare alla firma congiunta, a marzo 2021, tra i sei presidenti delle CI e poi alla consegna della documentazione alle preposte autorità croate per il riconoscimento".

Foto: Radio Capodistria
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Una forza arrivata e che è stata riconosciuta proprio dall’unità d’intenti dimostrata - racconta Demarin - dai sei sodalizi: Dignano, Gallesano, Rovigno,Valle, Sissano e Fasana (quest’ultima presenta ultimamente momenti di debolezza che si spera di recuperare) ma tutti uniti e volonterosi nella tutela e valorizzazione delle rispettive varianti dell’idioma locale. "Abbiamo dovuto dimostrare che questa parlata è ancora viva e lo abbiamo fatto grazie a tutta la produzione letteraria e scientifica documentata dai nostri sodalizi, dalle nostre istituzioni di ricerca, dai nostri mezzi d’informazione", ci ha detto ancora Paolo Demarin convinto che questo riconoscimento contribuirà a rafforzare lo studio della parlata nelle comunità, nelle scuole ma soprattutto nelle contrade delle bassa Istria. "Il mantenimento dell’istrioto è nelle nostre mani" si è sentito dire ieri sera all’11.esima edizione del Festival dedicato a questo idioma mentre Paolo Demarin è tornato a ricordare che l’iscrizione nell’albo dei beni immateriali della Croazia rappresenta un riconoscimento per tutti quelli che lo parlano, che lo sostengono e promuovono ma anche per tutta la Comunità nazionale italiana e le sue istituzioni che credono e sanno tutelare le proprie specificità identitarie.

Lionella Pausin Acquavita

Foto: Radio Capodistria
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