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La scorsa settima sul Primorski dnevnik, il quotidiano della minoranza slovena di Trieste, (l'assassinio per mano di due fascisti, il 19 marzo 1921, di due ragazzi che giocavano vicino ai binari ed alla locale sede della Lega).

Lo storico triestino ha messo in discussione soprattutto una parte del discorso tenuto da Knez in quella occasione. Jože Pirjevec sostiene che Knez avrebbe sbagliato a paragonare il nazionalismo italiano a quelli sloveno e croato.
"La cosa che mi ha urtato di più del discorso di Knez", ha detto Pirjevec ai nostri microfoni, "è stato il paragone che lui ha fatto fra il nazionalismo sloveno e quello italiano in Istria ai tempi dell'Irredentismo e dell'Impero asburgico. Si tratta di due cose ben diverse perché non è vero che il nazionalismo sloveno è stato aggressivo come quello italiano. Soprattutto bisogna prendere in considerazione che all'epoca gli irredentisti avevano praticamente il potere assoluto in Istria, limitato logicamente alla realtà asburgica, mentre gli "sciavi" erano in una posizione di dipendenza ed asservimento psicologico. Io sostengo che una riflessione storica su queste vicende passate è sempre benvenuta e Knez ha cercato di farla, però, a mio avviso, qui è andato oltre".

Una posizione che per Knez non sta in piedi come ci ha detto commentando le parole dello storico triestino: "È stata estrapolata solamente una parte dei miei ragionamenti che erano molto più complessi. Non è stato detto niente, ad esempio, per quanto riguarda la parte del mio discorso che ha trattato il periodo fascista. Secondo lo storico triestino le due forme di nazionalismo non possono essere accomunate perché il nazionalismo italiano è stato negativo e cattivo, mentre quello sloveno e quello croato sono stati buoni e necessari. La domanda che mi pongo è se tutta la storia debba essere solo quella di oppressi ed oppressori o se si possa parlare di un fenomeno più complesso che ha visto una lotta per il potere, la nazionalizzazione delle masse e la creazione di miti? Non si tratta forse di un'epoca in cui tutte le comunità nazionali presenti in questo spazio geografico hanno elaborato una propria visione di nazione e di geografia che si sono concretizzate nel Novecento? Mi sembra troppo semplicistico andare alla ricerca di una sorta di maledizione delle origini che giustificherebbe il tutto e magari anche ciò che è accaduto nel corso del Ventesimo secolo".

Quello che, però, ha fatto maggiormente trasalire non solo Knez ma anche il Presidente dell'Unione italiana Maurizio Tremul, è stata la parte finale dell'articolo nel quale Pirjevec ha invitato la Comunità Nazionale Italiana ad imparare dalle sconfitte, dicendosi dispiaciuto che "la Comunità Italiana in Slovenia non abbia raggiunto ancora la maturità". Tremul rivolgendosi oggi allo storico triestino dalle pagine del Primorski dnevnik ha definito il suo scritto "diffamatorio, ma anche irragionevole, infondato, ingiusto, imparziale"; visto che altrimenti, ha concluso il presidente dell'Unione italiana, non si spiegherebbero gli ottimi rapporti che intercorrono ormai da anni tra i rappresentanti della Comunità nazionale italiana in Slovenia e quella slovena in Italia.

"Credo che nessuno si debba arrogare il diritto di dire che la CNI si trova in una dimensione di immaturità", conclude perentoriamente Knez, "credo che la CNI dopo decenni di silenzi e di sottomissione alla vulgata in campo storiografico, si sia emancipata culturalmente e politicamente. Ed emancipazione significa anche non sottostare alle imposizioni, ma ragionare con la propria testa e confrontarsi con gli altri. Quel finale, quindi, lo trovo molto fuori luogo".

Barbara Costamagna

Foto: Radio Capodistria