Storico direttore del CRS - da lui fondato nel 1968 e guidato per 50 anni- Giovanni Radossi non si ferma neanche in pensione. Anzi, eccolo presentare la sua nuova ricerca: 750 pagine di certosino lavoro uscito come 51.esimo volume della Collana degli Atti. "È un lavoro che ho iniziato dodici, tredici anni fa e che mi ha impegnato tantissimo perché la materia lo richiedeva", racconta il nostro interlocutore.
La materia, rinvenuta alla Biblioteca universitaria di Zagabria, è il diario di Giovanni Marotti, avvocato di origine ragusea (Dubrovnik) trasferitosi in Istria nel 1924. "Si tratta, in effetti, di un manoscritto che comprende i quattro anni più drammatici della storia della Pola moderna: dalla capitolazione dell'Italia, l'8 settembre 1943 al passaggio definitivo della cittadina all'amministrazione jugoslava il 16 settembre 1947", spiega Radossi e aggiunge: "Considero questo libro un contributo alla storia dell'esodo da Pola, perché è qui che cominciano a presentarsi i primi germi di quella peste che lo avrebbe provocato".

Foto: MMC RTV SLO/Foto: Radio Capodistria/Lionella Pausin Acquavita
Foto: MMC RTV SLO/Foto: Radio Capodistria/Lionella Pausin Acquavita

Il professor Radossi, oltre che a riportare le annotazioni personali, intime dell'avvocato polese, va alla ricerca di altre fonti che confermano le informazioni e le affermazioni di Marotti. Ci sono, infatti, quasi mille e 300 note che aiutano a contestualizzare il periodo storico, gli avvenimenti, i personaggi, la politica, la società e che arricchiscono il diario, che racconta di notizie dal fronte sentite alla radio, di processi e procedimenti giudiziari, degli allarmi ma anche del prezzo del pesce o delle cipolle. "La guerra lo mette a dura prova perché nel gennaio 1944, nel primo bombardamento di Pola perde il figlio, gli rimane la figlia sposata con un avvocato di Parenzo che si è trasferita a Trieste", dice Radossi che reputa importante pure il cambiamento delle convinzioni politiche dell'autore che passa dall'essere apertamente italiano e forse anche legato al fascio all'estremo opposto e diventa filo jugoslavo, che sicuramente non è una scelta nazionale bensì ideologica.
Dispiace a Radossi il non esser riuscito a reperire fonti che testimonino la vita e l'attività di Marotti dal '47 in poi. "Non sappiamo neanche dove è morto, mentre la moglie è morta a Roma nel 1980", afferma l'ex direttore del CRS che riporta un altro enigma: il ritrovamento del manoscritto avvenuto per caso. "Il diario mi è stato affidato dall'amico Mario Mikolić, defunto storico di Pola; non è chiaro come sia arrivato nella libreria zagabrese che poi lo ha consegnato alla Biblioteca universitaria", spiega Radossi che ringrazia i collaboratori per la trascrizione dei testi. "Un ringraziamento pure al Centro di Ricerche storiche per la pubblicazione della ricerca", dice il professore che svela di essere nella fase finale di stesura di altri tre lavori: una guida biografica per l'accesso all'archivio dell'UIIF (1949-1967), il Registro della direzione dell'Istituto Diaz, ovvero la scuola di Rovigno dagli anni '30 alla fine della guerra e quindi pure un libro sulle sue memorie.

Lionella Pausin Acquavita

Foto: MMC RTV SLO/Foto: Radio Capodistria/Lionella Pausin Acquavita
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