Foto: Radio Capodistria/mc
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Il tanto atteso punto riguardante il toponimo Lucia, Santa o meno, si è discusso animatamente, come si prospettava, e non è stato tolto dall’ordine del giorno come proposto in apertura. Ad Andrea Bartole l’intervento a nome dei proponenti, la Comunità nazionale Italiana, il consiglio della Comunità locale e il consigliere Vojko Jevševar. Un argomento definito spinoso e difficile da digerire per alcuni, per altri importante, esposto con i guanti in ottica storica. “Il nome abitato veniva nominato già nel XIII secolo”, ha continuato il consigliere, “nel 1955 – ben dopo la fine del secondo conflitto – troviamo ancora Santa Lucia. Chi è arrivato dopo non l’ha conosciuta”. L’intervento esplicativo-contestualizzante dal 2020 ha fondamenta giuridiche, visto che Santa Lucia è stata accettata dall’Amministrazione Geodetica e sarà nella cartografia nazionale. Un’occasione di riconciliarsi con la storia, purtroppo, così Bartole, politicizzata e indirizzata a generare scontro tramite media e social.

Il consigliere Davorin Petaros ha controbattuto opponendosi fermamente, tirando in ballo tempi feudali, senza farsi mancare riferimenti ai nazionalismi, tanto da guadagnarsi le critiche del collega delle sue stesse file, Kristjan Cerovac. Infine è stata approvata la comunicazione al Consiglio comunale sulle iniziative dei proponenti per la modifica del nome dell’abitato Lucia in Santa Lucia, come anche l’integrazione di incaricare il sindaco di proporre al consiglio comunale di indire un referendum consultivo nell'insediamento, che si terrà in contemporanea con le elezioni locali. Questo al di là della posizione contraria dei consiglieri CNI, la dicitura iniziale non avrebbe escluso la consultazione, anzi. Un esito che confonde e dà la sensazione che ci sia della diffidenza nei confronti della minoranza. Finché si fa cultura e si sostiene tutto è un conto, ha rilevato la vicesindaco Manuela Rojec, legittimamente amareggiata.