“Il compito dei giornalisti è quello d’informare, e la questione che ho toccato, alla luce dei messaggi e delle mail di sostegno che ho ricevuto, evidentemente ha rilevanza all’interno della comunità italiana: tutto si può criticare naturalmente, ma gli attacchi alla mia professionalità e ai freelance mi hanno sinceramente sconcertata”.
Floriana Bulfon, giornalista che la scorsa settimana ha pubblicato su Repubblica un’inchiesta sulla gestione dei fondi e sulle politiche dell’Unione italiana, commenta così le critiche ricevute da esponenti di primo piano della comunità italiana in Slovenia e Croazia, come Maurizio Tremul e Furio Radin.
Il pezzo riportava fra l’altro le dichiarazioni della ex console generale, Maria Cristina Antonelli, che sottolineava come gli italiani nei due paesi si sentano abbandonati dalle istituzioni di riferimento. Parole che hanno provocato le prevedibili reazioni dell’Unione italiana, che ha contestato i rilievi punto su punto, criticando però anche il modo in cui è stato realizzato l’articolo. Non sono mancati dubbi sulla professionalità dell’autrice del pezzo, Floriana Bulfon, che nella sua carriera ha realizzato inchieste per "L'Espresso", "La Repubblica”; è stata inviata della Rai, occupandosi in particolare della criminalità organizzata a Roma, tema su cui ha anche pubblicato due libri, “Grande raccordo criminale” e “Casamonica, la storia segreta”.

Il presidente dell’Unione italiana Maurizio Tremul, sviluppando la posizione riportata anche nel tuo articolo, ha contestato i contenuti del pezzo con un’articolata lettera diffusa dalla stampa, e anche Furio Radin ha reagito. Ti attendevi queste reazioni al tuo pezzo?
Il compito di tutti i giornalisti è quello di informare, e in questo caso si tratta di una situazione che ha una certa rilevanza, come testimoniano anche le reazioni, che sono state numerose: ho ricevuto tantissime email di sostegno, anche da parte di persone che appartengono alla minoranza italiana. È un fatto che c'è una console generale, quindi una persona che ha avuto un ruolo di rappresentanza nella diplomazia italiana, che sottolinea come, nonostante cospicui finanziamenti, i connazionali siano impoveriti e svuotati, e non si sentano rappresentati. Ho cercato di tirare le fila di tutto questo, e ci sono alcuni dati oggettivi, come per esempio il numero degli elettori, che è sceso drasticamente, l’età anagrafica di questi elettori, alcune anomalie nella gestione dei soldi che vengono evidenziate non solo dalla console, ma anche da un’altra persona, Silvano Zilli”.
“Io ho dato la parola innanzitutto al Ministero degli esteri italiano, che ha comunque un compito di controllo, e che ha messo in evidenza come non sia stata riscontrata alcuna anomalia nella gestione dell’Unione italiana, mentre era stata riscontrata per quanto riguarda l’Università Popolare di Trieste, che ha avuto uno sbilancio con un commissariamento terminato da pochi mesi; ho dato voce a Maurizio Tremul, che ha ribattuto a queste accuse, ammettendo che ci possano essere delle scelte politiche nella gestione di questa organizzazione, che è una struttura complessa, ma che dal punto di vista penale e contabile nulla è stato riscontrato. Bisogna dire però che ci fu per esempio il caso del direttore dell’Edit, la casa editrice che fa capo all’Unione italiana, che è stato condannato dalla giustizia croata per delle carte di credito aziendali usate per spese personali, e nessuno si era accorto di tutto questo. L’ex console si chiede come sia possibile che né l’Unione italiana né l'Italia abbiano sollevato qualche perplessità rispetto a tutto questo. Ci sono delle scelte, che sicuramente sono politiche, ma che possono determinare un tipo di riflessione? Quelle relative ad esempio ai lavori di ristrutturazione, che non paiono del tutto economiche se consideriamo la spesa rispetto al numero d’iscritti? Ci si chiede, ad esempio, perché spendere due milioni per una sede come quella di Castel Bembo, dove ci sono meno di 500 iscritti”.
“Credo che sia necessario dare voce a tutti, come è stato fatto, e porsi un interrogativo rispetto a delle evidenze messe in luce da alcune persone, fra le quali una ex console che ha lavorato in questo territorio".
Al di là dei contenuti dell’inchiesta, ci sono stati anche commenti sulla tua professionalità. In particolare il rappresentante della comunità italiana al Parlamento croato, Furio Radin, è stato molto duro in un'intervista rilascia al giornale Glas Istre. La tua reazione qual è stata?
“Di fronte a questo sono rimasta davvero sconcertata. La mia professionalità, ma non sta a me dirlo, è testimoniata da decine d’inchieste pubblicate sui media italiani e internazionali, e finora quanto ho scritto ha avuto sviluppi rilevanti. Mi ha stupito che proprio il deputato Radin non presti attenzione ai giornali di lingua italiana, nemmeno quando si occupano di argomenti che riguardano le sue terre, perché la casualità vuole che nelle ultime settimane, proprio perché ho lavorato in quel territorio, io abbia pubblicato un reportage sulla rotta balcanica come servizio di copertina dell'Espresso, abbia seguito per Repubblica la visita storica dei Presidenti Pahor e Mattarella a Trieste, o la situazione del porto e quello che è accaduto Zeno D'Agostino. Mi stupisce che non abbia nemmeno notato che cosa i giornali italiani, Repubblica e l'Espresso, abbiano scritto nelle ultime settimane di quelle terre, ma quello che più mi ha creato sconcerto, è l'attacco che lui fa ai giornalisti freelance e alla libertà di stampa, un aspetto che esula dalla mia posizione. Radin attacca me, ma si tratta di un attacco generale: lui dice “che vuoi fare, si vendono un po' al miglior offerente, e in questo periodo di covid-19 ancora di più”. Lo trovo sconcertante, perché alcuni freelance fra cui io stessa, proprio per il loro lavoro, per le inchieste che hanno portato avanti, sono costretti a vivere sotto protezione della polizia. Sono davvero sconcertata che il deputato parli in questi termini”.


L'audio dell'intervista a Floriana Bulfon

Alessandro Martegani

Foto: MMC RTV SLO/Roberto Gandola
Foto: MMC RTV SLO/Roberto Gandola