Foto: BoBo
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È stato il deputato della CNI, Felice Žiža, in qualità proponete, ad illustrare le ragioni e gli obiettivi dei cambiamenti elaborati assieme al collega ungherese e in primo luogo - come ha detto - ai rappresentanti ed esperti delle rispettive minoranze. “Per quanto ci riguarda, c’è voluto un anno di lavoro al quale hanno partecipato tutti ma proprio tutti gli interessati: dagli esponenti della CAN Costiera ai presidi delle scuole, dai consulenti pedagogici ai docenti universitari”, ha affermato Žiža raccontando che l’intento è di elevare la qualità linguistica nelle scuole italiane ed equipararle a quelle slovene del territorio nazionalmente misto. “Lo potremmo fare solo con l’impiego di docenti che conoscono la lingua d’insegnamento a livello di lingua madre e non con gli attestati di conoscenza linguistica C1”, ha aggiunto il deputato al seggio specifico che ha risposto alle varie obiezioni arrivate da esponenti delle formazioni di centro-sinistra tra le quali vanno rilevate quelle sull’incompatibilità normativa tra scuole italiane e ungheresi e quelle sul pericolo di chiusura e ghettizzazione degli istituti scolastici delle minoranze. “Logiche soluzioni diverse per modelli di istruzione diversi come lo sono quelli delle comunità italiana ed ungherese”, ha detto Žiža ricordando inoltre che le istituzioni scolastiche della CNI dimostrano grande apertura e sono frequentate da un sempre più alto numero di alunni e studenti di altre nazionalità. Chiarificazioni fatte proprie - in sede di Comitato - dai membri dei partiti della coalizione di governo, Partito democratico sloveno, Nuova Slovenia e Konkretno che - così come gli emendamenti per lo più tecnici da loro presentati - hanno fatto appoggiato con nove voti favorevoli contro i tre contrari la proposta dei deputati italiano ed ungherese. Dal dibattito va segnalata comunque la rigida e contraria posizione del presidente della Commissione cultura ed istruzione del Consiglio di Stato. “Proposta incettabile che noi abbiamo respinto qualche giorno fa poiché - ha detto Branimir Štrukelj - non tende al miglioramento della situazione ma porta le scuole delle minoranze in un’imbarazzante situazione di autosufficienza ed esclusività”.

Lionella Pausin Acquavita