L'applicazione concreta del bilinguismo negli uffici pubblici, ma anche nelle attività private è stata al centro dell’incontro fra rappresentante della minoranza italiana al Parlamento sloveno, Felice Žiža, e l'Ombudsman per i diritti umani della Slovenia Peter Svetina.
Nonostante la costituzione sia abbastanza chiara in tema di diritti delle minoranze linguistiche, ha detto Žiža al termine del colloquio, molto rimane ancora da fare per vedere un’applicazione del bilinguismo.
“Abbiamo discusso - ha raccontato - sia della parte formale del bilinguismo, sia di quella reale, della lingua parlata. Riguardo la parte formale, moduli e tutta la documentazione che dovrebbe essere consegnata in lingua italiana ai connazionali, ho portato concretamente alcuni esempi, come quello dei moduli che servono per l'ottenimento della residenza temporanea da parte di cittadini stranieri nella Repubblica di Slovenia: il modulo dell'Unità amministrativa di Lubiana è perfettamente bilingue, come vorremmo fosse anche dalle nostre parti, e riporta sullo stesso foglio le scritte in sloveno e subito sotto in inglese, quindi bilinguismo puro. Poi gli ho fatto vedere il modulo che si trova presso le unità amministrative locali, con versioni separate: un modulo solo ed esclusivamente in lingua slovena, e un altro modulo, quando si trova, solo ed esclusivamente in lingua italiana. Ci sono anche vari dépliant pubblicitari e informativi che troviamo nelle varie sedi pubbliche, dell'assicurazione sanitaria, dell'assistenza sociale, della prevenzione sanitaria, in tutti gli uffici pubblici del nostro territorio, sempre separati, la maggioranza in lingua e qualcuno lingua italiana”. “Abbiamo concordato sul fatto che il bilinguismo formale, sulla carta, deve essere sempre realizzato con la presenza di tutte e due le lingue sullo stesso foglio: questa è la strada da seguire, come abbiamo ribadito una settimana fa al Ministero della pubblica amministrazione. Purtroppo, per le vicende politiche che conosciamo, probabilmente il ministro non continuerà a svolgere la sua funzione, ma questa è la strada da seguire”.

“L’altro punto - ha aggiunto Žiža - riguarda l'uso della lingua italiana e ungherese nell'ambiente privato, come negozi e vari uffici privati. L’Ombudsman stesso ci ha ricordato la sua esperienza personale. Gli sloveni che vivono in Carinzia, come lui, hanno adottato una linea emersa anche durante i dibattiti pubblici a cui ho partecipato: quando si entra in un negozio privato, prima di iniziare a fare la spesa, chiedono al responsabile o al cassiere se parla anche la lingua slovena: se la risposta era “decisamente no”, salutavano dicendo, in lingua slovena, che non sarebbero più tornati a fare la spesa. Nell'arco di alcuni mesi i responsabili degli esercizi si sono accorti del problema, e della mancanza di alcuni clienti, e hanno iniziato ad assumere prevalentemente personale che conosceva bene la lingua slovena. Lo dobbiamo fare anche noi: usare la lingua italiana sia nell'ambiente pubblico sia nell'ambiente privato, rivolgerci al personale con gentilezza ma chiedere se parla la lingua italiana, stimolarlo, proporsi, farci capire; non bisogna parlare il dialetto perché chi non è di origine italiana il dialetto non lo può capire, ma anche se parlano male o poco dobbiamo insistere, stimolarli e fargli i complimenti per l'uso della lingua italiana. L'importante è riuscire a comunicare”.
Quello del bilinguismo è un problema che si rincorre da tempo: è una battaglia che si potrà vincere?
“La potremo vincere ma solo mettendo in campo tutti gli attori: non solo quelli principali che dirigono la nostra comunità nazionale italiana, ma la gran parte dei connazionali. Se non ci sarà collaborazione da parte di tutti, difficilmente una o due persone riusciranno a fare la differenza: formalmente la Slovenia ha già un'ottima Costituzione, dove sono ben descritti i nostri diritti e la nostra tutela sul territorio nazionale, abbiamo delle ottime leggi e anche dei trattati internazionali che ci tutelano, ma nonostante questo l’applicazione del bilinguismo rimane difficile. In tutti questi anni io personalmente, così come gli altri dirigenti della CNI, abbiamo individuato le difficoltà e i problemi, partecipando ai dibattiti pubblici con le nostre comunità. Gran parte di queste difficoltà, o meglio queste sfide, le ho fatte presente ai nostri connazionali. Il problema è trovare connazionali disponibili a collaborare, a ad assumere un impegno importante, quasi la missione di mettere in pratica tutte le norme che ci tutelano e promuovono l’applicazione del bilinguismo sul nostro territorio”.
Ma i casi come quello di Hiša Tartini o del bando per il direttore della scuola di Isola rischiano di scoraggiare il singolo connazionale?
“Sicuramente ci sono singoli episodi che possono scoraggiare: i nostri connazionali devono avere fiducia nelle nostre istituzioni, però anche le nostre istituzioni devono meritarsi la fiducia da parte dei connazionali, il che vuol dire anche lavorare in sintonia e in collaborazione tra tutti quelli che hanno il dovere e la possibilità di farlo, solo così i connazionali sentiranno vicine le istituzioni, e ci sarà la possibilità di fare un passo in avanti partecipando al processo di applicazione dei diritti della minoranza italiana”.

(a.m.,s.l.)

Felice Žiža Foto: Radio Capodistria
Felice Žiža Foto: Radio Capodistria