Foto: Radio Capodistria/Aljoša Curavić
Foto: Radio Capodistria/Aljoša Curavić

"Un mucchio di italiani sono completamente fuori di testa e vagheggiano. Firmato psicologi".
E’ la traduzione di una delle tante cartoline “d’amore”, anonime, che i programmi italiani di radio e tv Capodistria ricevono periodicamente. Dal timbro postale sappiamo che di solito vengono imbucate in uno dei quattro comuni costieri. Questa, che sul retro ha impressa la bandiera slovena, arriva da Isola ed è forse la meno intimidatoria anche se è indubbiamente intimidatoria nei nostri confronti, a mio parere.
Qualche giorno fa la senatrice della minoranza slovena in Italia, Tatjana Rojc, è stata pesantemente insultata e minacciata da un suo connazionale sloveno su una pagina FB gestita dal gruppo “sloveni in Italia”, per le sue posizioni di apertura e dialogo nei confronti della tormentata storia di queste terre. La senatrice, da noi intervistata, ha annunciato una denuncia.
Ora, mi è ben chiara la proporzione delle cose, il fatto cioè che è sicuramente più pesante e inaccettabile l’ episodio di violenza verbale nei confronti della senatrice. Un episodio che rientra in quello spirito da tifoseria da stadio quando da queste parti ci si rapporta con i misfatti perpetrati in queste terre dopo la seconda guerra. Essere anti italiani, qui, è un po’ come una professione di fede calcistica, conviene a chi fa politica e, spesso, anche a chi fa cultura. Lo si vede nei comizi commemorativi, dove l’ antifascismo viene preso a pretesto per sparare a zero sugli avversari politici, lo si vede nei linciaggi pubblici a suon di manifesti intimidatori, come quello subito di recente anche dal deputato italiano a Lubiana, oppure nel bilinguismo visivo, ma anche quello parlato in regione, praticamente inesistenti. Ed è inutile consolarsi in ritirata con l’ istroveneto, come qualcuno vorrebbe convincerci a fare, visto che è inesistente anch’esso. Di una cosa ha comunque ragione il mittente della nostra cartolina e cioè che forse avremmo bisogno di qualche buon psicologo.

Aljoša Curavić