Caporetto. Foto: Imperial War Museums-MMC Foto:
Caporetto. Foto: Imperial War Museums-MMC Foto:

Questa settimana abbiamo ricordato il centesimo anniversario di Caporetto, un evento che ha assunto un significato ben preciso nelle nostre coscienze e nel nostro lessico. La battaglia di Caporetto è entrata nel linguaggio comune, e ha l’ incredibile, pazzesca capacità di reiterarsi ogni giorno, da quel lontano 24 ottobre 1917 quando l’ esercito italiano fu ad un passo dalla resa totale e il mondo , nel pieno della prima guerra, stava già covando i germi di altri eccidi.

Dire oggi caporetto significa avvertire altre disfatte , altre cadute , altre vittime. Ma oggi più che mai il significato funesto e catartico che ha questo termine coincide con l’ impossibilità di tracciare una linea di demarcazione da dove ripartire per respingere il nemico, il male, un male che sembra ormai talmente banalizzato da renderci indifferenti. A proposito dell’ incredibile vicenda delle figurine di Anna Frank e delle scritte antisemite con le quali alcuni teppisti tifosi della squadra di calcio della Lazio hanno tappezzato lo Stadio Olimpico, innescando un’ atmosfera e una polemica intrisa di ignoranza e luoghi comuni, lo scrittore Alessandro Piperno ha usato, sul Corriere della Sera, un vocabolo appropriato per definire l’ intera vicenda: grottesco. Ecco, oggi il male è per l’ appunto un gioco grottesco che non risparmia nessuno, intriso di ignoranza, retorica e buone intenzioni. Buon fine settimana.