Parenzo è una cittadina turistica piacevole, con scorci d’altri tempi, ma anche con colate di cemento incongrue, come quelle dei grandi alberghi. Città della Parenzana, che non c’è più. Città della Basilica Eufrasiana, che c’è ancora, in tutto il suo splendore con il bel museo annesso.

Foto: Radio Capodistria/Aljoša Curavić
Foto: Radio Capodistria/Aljoša Curavić

Città dove la presenza storica degli italiani dovrebbe essere più visibile, ma non lo è. Non lo è nel bilinguismo visivo, come dovrebbe. Be’, ma questa mancanza è una cosa abbastanza comune per tutte le cittadine dell’ Istria. E’ una ferita aperta che non si chiuderà mai.

Foto: Radio Capodistria/Aljoša Curavić
Foto: Radio Capodistria/Aljoša Curavić

Qualche anno fa, se non sbaglio nel 2006, qualcuno lanciò la bella idea di erigere una statua alla Mula de Parenzo. Mi pare anche che non se ne fece niente e al posto della Mula de Parenzo hanno messo su la statua raffigurante Madre Teresa di Calcutta, voluta dalla comunità albanese di Parenzo, molto attiva sul territorio nel campo della ristorazione e dell’ accoglienza. (bravi loro!) Per carità, non ho niente in contrario alla statua della santa, messa davanti all’ ex peschiera, accanto alla chiesetta di San Eleuterio; anche se mi sarebbe piaciuto di più vedere concretizzata la Mula de Parenzo, la piccola canzone della grande tentazione, magari come espressione della comunità italiana, non molto visibile sul territorio, anzi, quasi invisibile.

Foto: Radio Capodistria/Aljoša Curavić
Foto: Radio Capodistria/Aljoša Curavić

La conosciamo tutti, questa canzone. Una canzone triste e allegra, profana e peccaminosa, come lo è la vita. Una canzone che è una sfida alla menzogna, un’ incognita, e per questo ci sono volute più varianti per cercare di capirla. Conosciamo un po’ meno un aneddoto che riguarda la canzone, non so se vero ma comunque ve lo racconto. Pare che, qualche giorno prima di suicidarsi, lo scrittore Ernest Hemingway cantasse con una certa ossessione il ritornello : Tutti mi chiamano bionda ma bionda io non sono, porto i capelli neri neri nel dolor.
Forse questo aneddoto è stato raccontato da Fernanda Pivano, amica di Hemingway e sua traduttrice in italiano. Ma non ne sono sicuro. Comunque, anche se non fosse vero sono convinto che non può offendere nessuno, ne’ il grande scrittore ne’ la piccola mula…