Foto: MMC RTV SLO/Reuters
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La guerra scatenata dalla Russia in Ucraina sta provocando, nell’ opinione pubblica mondiale, un’ angoscia più pesante di quella provocata dalla recente pandemia. Un’ angoscia che condivido, ogni mattina, quando verifico se ci sono stati nuovi bombardamenti sulle centrali nucleari ucraine, sui civili, sulle città europee. La guerra di aggressione scatenata da Putin, qualcuno l’ ha definita una guerra di stampo fascista, è troppo vicino a noi, maledettamente vicina e rischia di espandersi nel nostro colorito e immusonito giardino balcanico, visto che mi pare che in quest’area ci sia chi plaude alla retorica che strizza l’ occhio agli antichi Zar ma anche alle dittature comuniste.
Ma fermiamoci per un attimo alla particolare sensazione di angoscia che stiamo provando in questo momento. Penso somigli molto alla sensazione che provavano milioni di cittadini europei durante le aggressioni della Germania di Hitler. Ecco, la storia che esce dai libri di scuola e ci colpisce in pieno petto, provocando il peggio, in tutti noi; anche quello di voler bandire un autore come Dostoevskij, perché russo. Ma prima di cadere nella tentazione di cancellare tutto ciò che è russo, forse dovremmo ripiegare proprio sulla letteratura per capire un po’ meglio ciò che sta succedendo.
Dostoevskij è un autore a cui la cultura dell’ Occidente deve molto, quell’ Occidente contro il quale si sta scatenando la folle retorica della politica di Putin. Per chi conosce almeno un po’ gli autori russi, sa che l’ anima russa è fortemente condizionata dall’ immensità di un territorio difficilmente controllabile se non con il terrore, ma sa anche che i personaggi che si muovono all’ interno di quel territorio sono condizionati da un forte impulso autodistruttivo.
L’autopsia aveva stabilito che non c’erano motivi di pazzia. Finisce così il libro I Demoni, il grande romanzo politico di Dostoevskij. È la storia di un gruppo di terroristi che vuole destabilizzare la Russia zarista, anche con azioni suicide. L’ autopsia è quella effettuata sul corpo del personaggio principale, il motore del libro, il diabolico Nikolaj che alla fine della storia si impicca.
Spero soltanto che alla fine di questa brutta storia, iniziata da Putin, ci rimanga ancora qualcosa su cui poter fare l’ autopsia.

Aljoša Curavić