Ricorre quest’ anno il 20 esimo anniversario della scomparsa di Bettino Craxi, l’ex leader del Partito socialista italiano coinvolto nell’ inchiesta di Mani Pulite, condannato in via definitiva per finanziamento illecito e corruzione e morto in Tunisia ( in esilio, per qualcuno; latitante, per altri). E di Craxi parla anche l’ ultimo film di Gianni Amelio, Hammamet. Un film che fa discutere.
Hammamet è un film fastidioso per chi è ossessionato dalla politica e si aspetta una netta condanna o una assoluzione della figura dell’ ex presidente del Partito socialista italiano, Bettino Craxi. Quello di Amelio è un romanzo filmico (troppo romanzo, come ha dichiarato il figlio Bobo quando l’ ha visto). Comunque, a mio parere, è un film che sta in piedi nel tentativo riuscito di raccontare il destino di un uomo negli ultimi mesi della sua vita, un uomo che ha alle spalle il peso delle cariche politiche, del potere perduto e delle colpe. Essendo il racconto di un’agonia umana, magistralmente interpretata dall’ attore Pierfrancesco Favino, può essere anche un film scomodo perché la politica, sia come espressione di potere che come fruizione del reale, viene spiazzata davanti all’ esibizione del decadimento, della malattia, della morte, che sono sempre umane o troppo umane. Certo, poi si può discutere che il regista avrebbe potuto scegliere un’altra strada, più corale, epica, giustizialista, per raccontare quello che è uno spaccato importante della storia politica italiana, ancora attuale nella dicotomia colpevolista-giustificazionista, corrotta o non corrotta. Ma su questo si possono raccontare tante frottole, sull’agonia di un uomo sconfitto, no.

Aljoša Curavić