La testimonianza più forte e rappresentativa del campo di sterminio di Auschwitz è Se questo è un uomo, il libro di Primo Levi di cui in questi giorni ricorre il centenario della nascita. E’ un libro con un suo destino tutto particolare, come ebbe a dire lo stesso autore. Rifiutato dalle grandi case editrici venne pubblicato da una piccola casa editrice nel 1947 con una tiratura di 2500 copie. Quando la casa editrice si sciolse il libro cadde nell’ oblio, per prender vita nuovamente nel 1958, con la ristampa della Einaudi.
Nell’ appendice scritta nel 1976 per un’ edizione scolastica, Primo Levi ci racconta la genesi del libro e le tante domande, soprattutto dei giovani, alle quali ha dovuto rispondere per spiegare l’ olocausto. L’ atto di nascita del libro è lontano, scrive Primo Levi. Lo si può leggere a pagina 126, dove si legge : scrivo quello che non saprei dire a nessuno. Alla domanda sul perché nel libro non si trovino espressioni di odio ne’ rancore ne’ desiderio di vendetta nei confronti dei tedeschi, l’ autore dice che l’ odio, sentimento animalesco e rozzo, non fa parte della sua indole, che è piuttosto propensa alla ragione. Ed è la ragione che gli fa constatare che la xenofobia porta sempre ai campi di sterminio.

Aljoša Curavić

Foto: Reuters
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