Preoccupato dall’aumento del numero di contagi in Slovenia, Bassanese afferma che non ci potranno essere effetti positivi senza l’introduzione di provvedimenti più severi. “Come sindaco della municipalità più settentrionale del paese e prossima ai focolai di crisi europei sono preoccupato dell’ aumento dei contagi nella vicina Slovenia e della presenza quotidiana sul nostro territorio di cittadini sloveni per i quali in pratica non esistono controlli” sta scritto della lettera aperta che il sindaco di Umago ha inviato al premier Plenković e nella quale - consapevole della delicatezza della questione- chiede “la limitazione della circolazione per tutta la cittadinanza dell’ area”. Vanno adottate inoltre, suggerisce ancora Bassanese, altre misure preventive quali la chiusura di alberghi, ristoranti e supermercati.

“Misure radicali dettate dalla volontà di tutelare la cittadinanza da conseguenze catastrofiche” alla base – si dice- del messaggio. Messaggio accolto da opinioni contrastanti e che confermano una volta in più che il coronavirus ha colpito anche logica e coerenza.

Da una parte si fanno appelli alla calma e al non assaltare i negozi ora si chiede la chiusura di questi” ci ha detto un’anziana signora che stamattina si è recata a comprare tre filoni di pane “ne ho preso un po’ di più perché nei prossimi giorni non intendo uscire” ha aggiunto rimarcando “tanto con la mia pensione arrivata al primo del mese, non è che possa permettermi carrelli pieni di spesa”.

Una catastrofe. Se i nostri negozi chiudono e Zagabria chiude i confini, non potrò neanche andare all’ Eurospin di Santa Lucia” dice una giovane donna che ci sembra incredula e stupita dell’ iniziativa partita da Umago. “Mio marito, lavora in Italia da giovedì è in auto isolamento abbiamo tre bambini piccoli e siamo preoccupati perché ancora non è chiaro come evolverà la vicenda, ma le assicuro che abbiamo paura non solo del futuro, ma del domani”.

I vicini che mi conoscono da trent’anni mi guardano con sospetto perché la mia automobile ha la targa di Postumia non vi dico l’ umiliazione che sento quando gli sguardi arrivano da chi non mi conosce” ci racconta invece un ragazzo che di genitori sloveni con casa a nord del Dragogna ha frequentato asili, scuole, palestre, amici – in pratica ha trascorso la vita- in quello che il sindaco Bassanese definisce il comune più settentrionale della Croazia.

Il nostro sindaco ha ragione” ci dice un anziano signore che nonostante le restrizioni sta bevendo tranquillamente il suo primo - così afferma- “gemišt” della giornata. Per lui tutto va chiuso: confini, transiti, negozi, biblioteche,scuole, fabbriche, ristoranti, osterie, pizzerie alberghi, insomma tutto e continua “ perché noi qua non moriremo di fame, abbiamo la pesca, i campi, i pomodori, le patate”.

Un’opinione che non sembra però condivisa dal proprietario del locale che ci dice “io e come tanti altri ristoratori della nostra zona da lunedì chiudiamo perché è inutile e rischioso continuare un’attività che fa vendere quattro bicchieri di vino e una pizza al giorno; poi speriamo di riprenderci dopo Pasqua anche se sono consapevole che non sarà facile per chi ha crediti, imposte e altro da pagare” ci dice il signor D. – che come tutti gli altri non si vuole far riconoscere ma ci fa’ una raccomandazione “a lei che è di Radio Capodistria dica a tutti che non nutriamo alcun rancore con gli sloveni o con gli italiani perché siamo tutti gente di queste terre, gente di confine che, pur dovendo rispettare le regole, non dimenticano il significato di fratellanza e solidarietà”.

Lionella Pausin Acquavita

Foto: Radio Capodistria/istarski.hr
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