Foto: RTV SLO
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Primo giorno di chiusura per Sicciole-Plovania e già si registrano disagi al valico di Castelvenere e Dragogna. I controlli più dettagliati dovuti alla pandemia e le verifiche della documentazione necessaria per entrare o uscire dal paese portano via più tempo degli accertamenti regolari e, anche con poche automobili, l’attesa si prolunga di molto. In tanti testimoniano che bastano una decina di macchine per attendere dai venti ai trenta minuti, ora con il transito concentrato su un solo passaggio questi probabilmente si trasformeranno in ore. “Non è così grave per chi va in vacanza o ritorna in patria dopo averla appena trascorsa“, ci dice Branko, sloveno con lavoro a Isola e casa a Plovania. Per lui il piccolo valico di Brezovizza di Gradigne - quello che collega il comune di Portole all’entroterra capodistriano - è troppo lontano. “Dovei fare un giro di una settantina di chilometri, su strade piene di curve e pericolose“, ci dice rassegnato.

Non dello stesso parere i 5 giovani buiesi che con il pulmino aziendale si stanno recando al lavoro a Trieste. “Nelle ore di punta e soprattutto nei fine settimana saremo costretti a fare il giro più lungo anche perché è meglio qualche chilometro in più che rimanere in attesa per ore“, ci dicono, naturalmente non mancando di criticare il periodo scelto per avviare i lavori e bloccare completamente una delle viabili più importanti che collegano l'Istria slovena a quella croata. “Era veramente necessario chiudere strade e valico per cambiare alcuni container in cui opera la polizia?“, la domanda che si pongono loro, ma anche tanti altri frontalieri e non solo.
Della stessa opinione il capodistriano Zlatko, proprietario da oltre 40 anni di un azienda artigianale a Cittanova. “Era più semplice e facile passare il confine italo-jugoslavo nel periodo dell’ex federativa che quelli tra Slovenia e Croazia in questo trentennio d’indipendenza“, ci dice stizzito ed aggiunge: “Le capitali decidono, i governi deliberano come conviene a loro; ecco, ora che i proprietari sloveni di seconde case sulla costa croata - tra i quali ci sono pure numerosi politici - insisteranno per la liberalizzazione, la circolazione sarà acconsentita e tutti felici e contenti : gli sloveni di correre al mare i croati di riceverli, ma nessuno chiede ai locali, alla gente del luogo - che per varie esigenze passa il confine anche più volte al giorno - che cosa ne pensano, cosa desiderano, quali problemi riscontrano”.

Anche Giuliano -pendolare tra Monfalcone e Umago- prossimo alla pensione, ricorda i tempi dell’ex Jugoslavia, dei lasciapassare e delle lunghe colonne ai confini internazionali che ti facevano deviare per Plavije-Belpoggio, Ospo, Chiampore, Lazzaretto e tanti altri piccoli valichi riservati ai locali. “Ora Zagabria e Lubiana mandano in Istria ministri che sottoscrivono accordi per la costruzione di terzi ponti sul Dragogna che non saranno mai fatti e parlano di vicinanza e amicizia storica tra i due popoli e i due paesi, ma siamo noi ad intessere i collegamenti e a mantenere vivi i legami che contraddistinguono questa zona; se ci bloccano muore tutto”, conclude il nostro interlocutore.

Nada, al ritorno a Castelevenere dal turno notturno in un ospizio del Carso triestino dimostra un po’ di comprensione e dice: “È vero che i lavori andavano fatti, anche la polizia deve operare in condizioni funzionali e moderne, ma forse bisognava trovare una soluzione e non chiudere il tutto”. Dello stesso parere pure Ada e Vlasta, lubianesi di nascita e istriane di adozione che all’unisono affermano: “Si poteva eseguire i lavori durante l’inverno quando, anche visti i divieti di circolazioni dovuti alla pandemia, c’era meno traffico e non ora alle porte dell’estate, quando anche grazie alle vaccinazioni, ci sarà più movimento”.

“Siamo colpi noi istriani che accettiamo tutto, e non ci ribelliamo; la chiusura di un valico - determinata poi da questioni così irrilevanti - in qualsiasi altra parte della frontiera sloveno-croata non sarebbe stata accolta così pacificamente”, afferma Daniel , umaghese con moglie capodistriana e aggiunge: “Ho ascoltato qualche settimana fa il vostro servizio, andato in onda proprio su Radio Capodistria quando i ministri Butković e Vrtovec hanno firmato gli accordi per la costruzione di un nuovo ponte sul Dragogna e la ristrutturazione di quello attuale e in quell’occasione hanno assicurato che un’arteria importante come la Buie-Dragogna-Capodistria non sarà chiusa mentre ora per cambiare quattro piccole strutture, chiudono la Buie-Portorose -Capodistria”. Tante altre persone fermate non hanno voluto esprimersi, numerose di loro però hanno commentato: “Speriamo che il tutto termini -come promesso -entro il primo giugno”.

Di Lionella Pausin Acquavita