Il ricercatore piranese, Slobodan Simič - Sime, racconta nella sua nuova fatica i,"Piranski Bitli - I Beatles di Pirano" per prendere in esame la storia della scena rock locale. Una avventura che comincia negli anni '50. Numerosi gli aneddoti: dalle rivalità storiche con i coetanei Isolani, spesso finite alle mani, il contrabbando di strumenti musicali acquistati a Trieste, ma soprattutto i continui controlli dell'Udba, la polizia segreta jugoslava. La storia narra dei locali storici nel Piranese, dove le band locali agli albori si cimentavano con il rock. Come ha spiegato l'autore l'idea iniziale era quella di pubblicare una brochure informativa che spiegava il fenomeno rock a Pirano,ma con la raccolta delle testimonianze e le numerose informazioni è stato impossibile non scrivere un libro. ”Il volume è nato casualmente-ci racconta Sima. Durante le ricerche condotte su Pirano mi sono imbattuto in un fenomeno inaspettato: il rock. La tematica della musica e del tempo libero di quel periodo è molto importante. La musica rock era percepita come qualcosa di male dagli anziani, ma veniva considerata dai giovani come un fenomeno inevitabile. Tutto ciò si è sviluppato a Pirano perché la cittadina era un crocevia di persone che frequentavano l'azienda marittima Splošna Plovba, l'istituto marittimo, il casinò, c’erano numerosi turisti e poi c’erano sei scuole medie superiori. Insomma, tutte condizioni necessarie all'introduzione di novità, anche sul campo musicale. Un'energia innovativa e giovanile non solo sul piano musicale ma artistico in senso lato. A Pirano avevamo un contatto diretto con l'Occidente, pensiamo all'importanza di Trieste, ma ciò valeva anche per Capodistria e Isola”.

La prima band era quella composta dagli studenti dell'Istituto nautico di Portorose, spiega Simič, che in formazioni diverse ha suonato per sette anni. Ma come è stata accolta questa novità dalle autorità?

“La musica rock è stata accolta con curiosità, non vi sono stati particolari problemi inizialmente. Un’altra storia è quelle nostri genitori i quali guardavano con sospetto alle basette, ai capelli lunghi, ai jeans e al resto. Questa reazione era una reazione che c’era ovunque, non solamente in Jugoslavia. Non dimentichiamo che la popolazione locale era in prevalenza istriana e, come sappiamo, molto testarda. Ci siamo messi in testa l'idea di portare i capelli lunghi non era facile persuaderci del contrario. Il livello di tolleranza nei confronti del rock nel comune di pirano era abbastanza alto e ciò ha permesso di sopravvivere a numerosi gruppi musicali: circa una ventina".

Dove si svolgevano i concerti?

L'Arrigoni di isola era una specie di mecca per la musica rock, mentre la discoteca Tri Papige di Pirano era un bar dove si esibivano numerose band, molte delle quali straniere, dalla vicina Italia. Oltre all'aspetto musicale era una specie di mercato nero, dove i musicisti locali entravano in contatto con quelli stranieri e acquistavano gli strumenti musicali usati altrimenti. I due posti maggiormente frequentati dai giovani che andavano a ballare erano la Casa del popolo e dei giovani di Pirano e Santa Lucia. Ritornando al discorso degli strumenti musicali questi venivano acquistati spesso a Trieste. Memorabile l'aneddoto di un giovane gruppo che si era recato ad acquistare la tanto bramata chitarra Fender. Una volta pagata hanno chiesto al commesso un cacciavite con il quale hanno smontato lo strumento per poi nasconderla nelle loro Zastava 101 per contrabbandarla oltre il confine”.

Dopo la chiusura dello storico locale Kanela di Portorose si dice che la scena rock sia morta, cosa ne pensa?

“A Pirano ci sono circa 200 concerti rock all'anno. Non posso assolutamente affermare che la scena sia morta, anzi. Credo che la direzione sia quella giusta. Sarebbe bello assistere all'apertura di un nuovo locale come il Kanela, soprattutto a Portorose, questa località è ormai priva di coordinate, mentre la scena piranese mi sembra più che buona”.

Nelle 200 pagine del libro,frutto di oltre 100 interviste, Simič spiega gli sviluppi della musica Pop, Beat e poi rock, con oltre 20 gruppi musicali presi in esame in attività dal 1958 e fino all'88. La Jugoslavia tutto sommato è stata una realtà aperta al Rock, spiega Simič, che sottolinea la grande influenza esercitata della musica italiana, e soprattutto il ruolo che ha giocato il primo disco a Pirano, il Circolo italiano che ha preso vita nel 1959.

Dionizij Botter

Foto: Reuters
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