Il futuro della diffusione dell'italiano nel mondo - al primo posto tra le quarte o le terze lingue scelte come lingua straniera - passa attraverso l'insegnamento: docenti formati in modo adeguato, una didattica aggiornata. Non è una constatazione di oggi, ma diventa tanto più veritiera se si considera che l'istruzione linguistica ha assunto un ruolo strategico, sia con le lingue straniere e sia con quelle seconde, e gli idiomi sono diventati un grande mercato. Cruciale è poi il ruolo della scuola in un territorio come quello dell'Istria slovena, dove l'italiano - lingua di minoranza - appare sempre più debole, sempre più in crisi. È su questi argomenti che interessanti spunti di riflessione potranno arrivare dal convegno internazionale di studi in programma da oggi a venerdì al Dipartimento di italianistica dell'Università del Litorale. Vi parteciperanno - anticipano gli organizzatori - "56 docenti e dottorandi da Italia, Croazia, Slovenia, Austria, Albania e Brasile che affronteranno il tema dello stato dell'italiano in ambienti plurilingui, con particolare attenzione alle pratiche del bilinguismo o plurilinguismo". Lo scopo è quello di stimolare una discussione ampia sull'importanza di un'educazione bilingue e plurilingue, individuando alcune "possibili vie da seguire nella ricerca e nello studio dell'insegnamento delle lingue, in particolare dell'italiano". Inaugura i lavori un intervento di Lucija Čok, docente emerita dell'ateneo capodistriano, esperta di plurilinguismo e di didattica della lingua italiana, sulla situazione dell'italiano nel nostro territorio. "L'Istria slovena - è la convinzione dell'autorevole studiosa - si trova oggi in un momento difficile per il mantenimento del suo bilinguismo storico. Chiamata a rispondere all'urgenza di sviluppare azioni per conservare e sviluppare la diversità linguistica autoctona, purtroppo non ha risposte, né soluzioni efficaci".