Foto: Katarina Nemet/archivio personale
Foto: Katarina Nemet/archivio personale

La parlamentare della Dieta democratica istriana ha invitato il premier Plenković e il ministro alla salute Beroš a far propria l’iniziativa della Regione istriana per la stipula di un accordo bilaterale tra Croazia e Slovenia che garantisca la collaborazione transfrontaliera in campo sanitario e permetta il ricovero dei casi urgenti al nosocomio isolano.

Scaduto il progetto europeo Emergency Euro Region vanno trovate altre soluzioni per far ricoverare le urgenze nell’ospedale più vicino”, dice la cittanovese Katarina Nemet che - come tutti i cittadine dell’ex Buiese - conosce molto bene i legami tra l’Alta Istria e il nosocomio isolano e afferma: “Quello in cui credo è che la salute e la vita delle persone devono essere al primo posto e dunque al di sopra di ogni interesse o disaccordo politico. Sfortunatamente il governo croato e il competente ministero per la salute pubblica non hanno finora dimostrato né volontà politica né comprensione per questo problema così importante per i residenti che vivono nell’area dell’Istria nord occidentale. La Regione istriana è stata lasciata da sola quando si è trattato di cofinanziare il progetto europeo che offriva un protocollo temporaneo per il trasporto e l'assistenza urgente di pazienti in pericolo di vita all’ospedale di Isola. Ora chiediamo che quel progetto temporaneo si trasformi in pratica costante e sia regolato da un Accordo bilaterale tra i due paesi e dunque tra Croazia e Slovenia. Non abbiamo ancora risposte concrete da Zagabria, ma voglio continuare a credere che questo governo sia interessato alla salute dei suoi cittadini e i cittadini dell’ex Buiese sono cittadini di questo paese, o almeno dovrebbero esserlo.

Quali sono stati i risultati di “Emergency Euro Region” che per parte croata è stato sostenuto dalla Regione istriana?
I risultati si misurano principalmente nelle vite salvate e nelle disabilità permanenti prevenute. Nello specifico, nel periodo di attuazione, ovvero dal primo luglio 2019 al 13 ottobre 2020, grazie all’iniziativa sono stati salvati e curati presso l’Ospedale di Isola un totale di 15 pazienti dell’area nord-occidentale della Regione istriana. Se una vita umana è stata salvata grazie all’iniziativa, il progetto giustifica tutto ciò che vi era stato investito. D’altro canto, questo tipo di collaborazione ha alleggerito la pressione sull’Istituto istriano di medicina d’urgenza ed ha registrato un risparmio di 600 mila kune all'anno grazie alla riduzione delle squadre mediche e agli interventi di minore durata. Per un viaggio a Fiume e ritorno sono necessarie 4 ore, un intervento a Isola si risolve in mezz’ora. Gli aspetti positivi sono dunque molteplici e indiscutibili.

Necessario un accordo interstatale, che per altro la Croazia ha già con la Bosnia ed Erzegovina?
Infatti, ho ricordato al ministro Beroš che questo identico protocollo di collaborazione e già applicato nel sud della Croazia considerando che il suo predecessore Kujundžić ha letteralmente copiato i documenti elaborati dai medici istriani e da quelli di Isola nell’ambito della richiesta di cofinanziamento di “Emergency” inviata a Bruxelles. Loro hanno quindi applicato questi protocolli e fatto partire la collaborazione tra Metković e Mostar mentre la Regione istriana si è dovuta far carico dei costi del succitato progetto europeo.

Una questione, quella dell’Ospedale di Isola, che sta particolarmente a cuore all’ex zona B croata.
Vero, è un argomento che ci è molto vicino ed è di vitale importanza per noi che viviamo in quest’area perché si tratta di una struttura alla quale siamo legati sia per vicinanza come pure per altri aspetti. Sia lei e credo pure molti ascoltatori di Radio Capodistria sanno molto bene che l'ospedale di Isola, nel periodo dell’ex Jugoslavia, è stato in parte costruito anche dagli abitante di questa zona, convinti ovviamente di investire nel loro futuro, nel futuro dei loro figli e nella loro sicurezza e salute. Questo è uno dei motivi per cui questa iniziativa dovrebbe essere sostenuta e accettata, presa in considerazione e infine messa in pratica.

Non è un’iniziativa che va in qualche maniera a ledere gli interessi del nuovo Ospedale di Pola?
Il nuovo ospedale generale di Pola è qualcosa che l’Istria e la popolazione locale merita da tempo. L’utilizzo di quello isolano per i casi urgenti dell’area nord occidentale non metterebbe in alcun modo in pericolo il nosocomio polese. La posizione della Regione istriana è chiara quindi è la stessa Regione a proporre questa iniziativa di cooperazione sanitaria interstatale. Inoltre l’ospedale di Isola ha più volte dimostrato la sua disponibilità alla collaborazione sia attraverso il più volte nominato progetto europeo, sia aderendo a quest’ultima iniziativa partita dall’Istria croata. Faccio notare inoltre che i protocolli per la cura dei pazienti utilizzati nell’ambito di Emergency sono stati sviluppati in collaborazione dai medici dell’una e altra parte del confine. La buona volontà di collaborazione a questi livelli non è quindi in discussione. In questo momento in discussione c’è solo la volontà politica di Zagabria e del ministero della salute della Repubblica di Croazia.

Lionella Pausin Acquavita