Ha solo 33 anni ma l’ascesa di Luigi di Maio sembra già essersi arrestata: il leader politico dei 5 Stelle sta vivendo infatti la fase più difficile per il movimento e per la sua leadership, tanto da far pensare a un passo indietro entro pochi giorni.
Per ora non ci sono conferme ufficiali, ma fonti interne ai 5 Stelle, citate dal Fatto Quotidiano, confermano l’intenzione di Di Maio di lasciare la guida del partito e anche il ruolo di capo delegazione dei 5 Stelle nel governo, prima delle elezioni regionali del 26 gennaio.
A spingere il ministro degli esteri a lasciare sono le critiche crescenti, le ormai quotidiane defezioni nel partito, le divisioni che lacerano un movimento che aveva fatto dell’unità d’intenti il suo punto di forza, ma soprattutto la volontà di non finire sul banco degli accusati nel nuovo disastro elettorale che si profila in Emilia Romagna, dove il partito di Grillo e Casaleggio viene dato non oltre il 5 per cento.
Anche i gruppi parlamentari ormai dimostrano di non condividere più la sua presenza alla guida del Movimento, e in un documento presentato all'assemblea dei senatori 5 Stelle molti parlamentari hanno proposto "un organo collegiale democraticamente eletto", al posto del leader. Non solo: nel testo si chiede di non sovrapporre incarichi di dirigenza nel partito e nel governo, un riferimento diretto al leader politico.
L’insofferenza però cresce, con accuse di centralismo e mancanza di democrazia, anche verso Davide Casaleggioi, l dominus di Rousseau, lo strumento attraverso cui passano le decisioni, tanto da chiedere di trasferire al partito il controllo della piattaforma.

Beppe Grillo, garante del Movimento, sarebbe contrario a una guida con una sorta di direttorio, esperienza già provata in passato, ma al momento una personalità in grado di ricomporre le divisioni non si vede, e lo stesso comico genovese non sembra avere in mano una soluzione per frenare l’emorragia di voti e parlamentari.
Agli Stati generali già fissati a marzo, una sorta di congresso, il partito potrebbe dunque arrivare provato dalle elezioni regionali, e da nuove defezioni, se non da autentiche scissioni, come quella avviata dall’ex ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti, che ha annunciato la nascita di un nuovo soggetto politico.

Alessandro Martegani

Foto: MMC RTV SLO
Foto: MMC RTV SLO