Irriducibili della passeggiata da una parte e aspiranti censori dall’altra. Sono le due categorie che stanno emergendo nell’Italia bloccata dal Coronavirus.
Dall’inizio del blocco, le forze dell’ordine hanno controllato un milione di persone per verificare il rispetto del decreto che impone il divieto di circolazione fra comuni e all’interno del territorio senza giustificato motivo, denunciandone 43mila in una settimana. Il primo giorno i denunciati sono stati poco più di duemila, il secondo il doppio, settemila il terzo, ieri quasi ottomila.
Partita quasi in sordina, l’attività di controllo si fa di giorno in giorno più stringente in Italia, anche se l’interpretazione delle norme sembra esser stata attuata in modo differente nelle varie regioni.
Analizzando i dati delle celle telefoniche ad esempio, risulterebbe che il 40 per cento dei lombardi continua a muoversi, una parte non maggioritaria, ma comunque troppo alta per il governatore Attilio Fontana, che ha minacciato la richiesta di misure più dure per limitare al minimo i rischi di propagazione del virus. Anche in Friuli Venezia Giulia, dove sono stati eseguiti centinaia di controlli, il governatore Massimiliano Fedriga ha esortato tutti a restare a casa, a prescindere da ciò che sarebbe consentito meno dal decreto.
In alcune regioni i cittadini stanno rispondendo bene, in altre un po’ meno, costringendo, come ad esempio ha fatto il governatore della Campania Vincenzo De Luca, ma anche il sindaco di Milano Beppe Sala, a chiudere i parchi per evitare assembramenti. Situazioni di questo tipo vengono segnalate un po’ da tutti gli amministratori, e c’è perfino chi decide di far entrare clienti in bar e circoli: su più di 100 mila esercizi commerciali controllati nelle ultime 24 ore, 154 titolari sono stati denunciati e per 33 esercizi è stata sospesa l'attività
In generale non è infrequente imbattersi in runners, soli o anche in compagnia, che non rinunciano alla corsa quotidiana, o alla passeggiata, consentite, ma diventate via via meno tollerate. Il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha detto che di credere “che nelle prossime ore bisognerà prendere in considerazione la possibilità di porre il divieto completo di attività all'aperto”. “Abbiamo lasciato questa opportunità perché ce lo consigliava anche la comunità scientifica – ha aggiunto - ma se l'appello di restare a casa non sarà ascoltato saremo costretti anche a porre un divieto assoluto”.
Non mancano poi le accuse agli immigrati: l’assessore regionale del Friuli Venezia Giulia Pierpaolo Roberti aveva anche proposto di revocare il permesso di soggiorno ai trasgressori delle misure contro l’epidemia, 20 sono stati sanzionati nelle ultime ore a Trieste, e di prevedere sanzioni per coloro che li accolgono. In Friuli Venezia Giulia a breve arriveranno anche 100 uomini dell’esercito per controllare soprattutto i confini.
L’antologia di episodi di vere o presunte violazioni è ormai ricchissima: dalla grigliata interrotta dai carabinieri che hanno verificato se tutti i partecipanti abitassero insieme, alla partita di basket fra bambini controllata dalla polizia, dal proprietario di cane trovato a 30 chilometri da casa, agli irriducibili della tintarella trovati sul lungomare di Trieste, fino allo spacciatore che si è giustificato dicendo che stava andando prendere una consolle per videogiochi da un amico.
Sta di fatto che con il passare dei giorni, sfruttando soprattutto i social media, si sono anche moltiplicate le denunce, dirette o indirette, alle forze dell’ordine da parte dei cittadini, ed è ormai identificabile una precisa categoria di autoproclamati controllori del rispetto del blocco da parte di vicini, amici o semplici conoscenti, anche on line. Una tendenza censoria che viaggia con sempre maggiore insistenza sulla rete e che non risparmia nessuno: da Matteo Salvini contestato dopo esser stato fografato in strada con la findanzata, fino al Santo padre, che domenica scrsa aveva deciso di fare una breve passeggiata a Roma uscedo dal Vaticano per raggiugere la chiesa di San Marcello al Corso e per pregare per “la fine della pandemia”.

Alessandro Martegani

Foto: Reuters
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