È non punibile", a "determinate condizioni", chi "agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile". Con queste parole sette giorni fa in Italia i giudici della Corte Costituzionale, dopo giorni di udienza, hanno senteziato sul caso di Marco Cappato, dell'associazione Luca Coscioni, che rischiava fino a dodici anni di carcere per aver accompagnato Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo, il quarantenne milanese tetraplegico, in Svizzera a morire come chiedeva da anni dopo essersi ritrovato dopo un incidente imprigionato in un corpo come una prigione, completamente cieco.

Con questa sentenza è la prima volta che viene riconosciuta la non applicabilità del codice penale fascista del 1930 che prevede una condanna da cinque a dodici anni di carcere per l’istigazione e l’aiuto al suicidio, senza fare alcuna distinzione tra l’istigazione e la manipolazione della volontà di una persona sana che viene indotta a suicidarsi ed invece l’aiuto ad un malato terminale che vuole semplicemente porre fine alle proprie sofferenze" ci ha spiegato Marco Cappato, sottolineando l'importanza storica di questo verdetto che "apre un varco in termini costituzionali per la libertà di scelta alla fine della vita".

Ora il parlamento dovrebbe finalmente legiferare.

"I partiti italiani fuggono davanti a questo tema. Con l’associazione Luca Coscioni sei anni fa abbiamo già raccolto le firme e depositato una legge di iniziativa popolare, ma nonostante questo il parlamento non ha mai discusso il tema. I capi dei partiti sanno che è una questione che spacca all’interno le varie compagini. Adesso la corte costituzionale ha stabilito un principio. Dovrebbe, quindi, spettare al parlamento rendere applicabile questo principio. Io sono ancora imputato in un secondo processo, insieme a Mina Welby, (moglie del militante del Partito Radicale Piergiorgio Welby divenuto noto nel 2006 quando, gravemente ammalato, nei suoi scritti chiese che gli venissero interrotte le cure che lo tenevano in vita). Come spesso è accaduto in Italia di fronte all’inerzia della politica dei partiti almeno nelle aule di tribunale e in Corte Costituzionale si cerca di ottenere il rispetto di libertà che io ritengo debbano essere costituzionali, ossia il rispetto della libertà di non vedersi imposta da qualcun altro una condizione di sofferenza intollerabile che non vorremmo tollerare".

Attualmente per fare ciò bisogna recarsi all’estero, visto che in Italia è ancora un reato.

"Per ora in Italia si può legalmente interrompere le terapie anche se vitali. Lo si può fare sotto sedezione e grazie ad un testamento biologico; quello che non si può fare per ora è ottenere un’assistenza alla morte volontaria e non si può fare l’eutanasia, ossia su richiesta del paziente un intervento attivo del medico. La nostra richiesta di legge, invece, prevede proprio questo, che si possa fare legalmente l’eutanasia oltre che assistenza alla morte volontaria".

Dopo che la sentenza è stata resa pubblica sono subito intervenute le associazioni cattoliche ed i medici cattolici.

"Per l’assistenza alla morte volontaria l’unica cosa che deve fare il medico è una prescrizione. In ogni caso anche se fosse legalizzata l’eutanasia nessun medico sarebbe obbligato a farla, come d'altronde avviene anche in Olanda o Svizzera, ma lo farà solo chi è d’accordo con il rispetto della volontà del paziente. Domenica scorsa sul messaggerro è stato pubblicato un sondaggio che dice che l'89% degli italiani sono d’accordo, e tra questi naturalmente ci sono molti cattolici. Quindi è ostile il Vaticano, che influenza ancora alcuni partiti minori. La gente, però, sa per esperienza che cosa significa vivere accanto a un malato terminale che si batte per vivere fino ad un certo punto e poi magari decide che quella sofferenza è diventata insopportabile. Non ha bisogno che qualcuno glielo spieghi, per questo tante persone sono d’accordo con noi, anche cattolici".

Perché allora la politica non ha il coraggio di affrontare questo tema finalmente?

"Perché è una tematica che non è utile ai negoziati tra i partiti o al loro interno, perché è un tema sul quale è difficile imporre una linea. Si guarda di più alle contrarietà all’interno del mondo del potere, come al Vaticano, e meno al sentire dell’elettorato. Guardano a se stessi, invece che sentire cosa accade tra la gente. Noi dell’associazione Luca Coscioni non siamo degli anti politici, ma pensiamo che l’incapacità di discutere di questi temi rischi di togliere credibilità alle istituzioni, anche per questo la nostra politica è sempre stata quella di attivare gli strumenti politici di partecipazione, come abbiamo fatto cona la raccolta firme sulla legge di iniziativa popolare, e non solo. Anche con i radicali abbiamo portato avanti battaglia su tanti temi, come, ultimo in ordine di tempo, una regolamentazione dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale o alla modifica del genoma umano. Questo è un diritto riconosciuto sulla carta dall’ONU, e quindi il nostro obiettivo è quello di ottenere anche in sede internazionale l’applicazione del diritto a beneficiare dei risultati del progresso scientifico".

Barbara Costamagna

Foto: EPA
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