Foto: MMC RTV SLO
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I sindacati hanno depositato l'esposto per condotta antisindacale da parte di Wärtsilä. La speranza di Cgil, Cisl e Uil è che entro un paio di settimane il giudice del tribunale di Trieste possa dare loro ragione, interrompendo la procedura di licenziamento attivata lo scorso 14 luglio.

Il segretario della Fiom Cgil Trieste, Marco Relli, ha spiegato: "Abbiamo depositato presso il tribunale di Trieste l'atto, denunciando l'azienda di attività antisindacale per il comportamento avuto nel 2021 e 2022". "Noi - prosegue Relli - abbiamo sempre esplicitato le preoccupazioni che avevamo sulle prospettive di produzione futura, chiedendo appositi incontri: l'azienda ci ha convocato alcune volte anche tre mesi dopo la richiesta, andando contro le leggi italiane ed europee".

"In una serie di incontri - continua ancora Relli- l'azienda ha sottoscritto che la produzione avrebbe continuato a essere nel sito triestino almeno per una parte del 2023. Poi Wärtsilä ha aperto la procedura di licenziamento con un comportamento assolutamente scorretto. I nostri legali hanno valutato che ci fosse la possibilità di depositare in tribunale questo ricorso. Ora aspetteremo il giudice per la convocazione: la magistratura non può far cambiare idea all'azienda ma può eventualmente bloccare la procedura e far ripartire la trattativa da zero e a bocce ferme. Sarà il giudice a decidere", ha concluso il sindacalista.

"Nel giro di qualche settimana - ha aggiunto Alessandro Gavagnin della Fim Cisl - dovrebbe arrivare la convocazione del giudice e la decisione. L'elemento chiave del ricorso è l'incontro del 8 marzo, in cui ci era stata data la sicurezza che la produzione sarebbe continuata per il 2023, con la presentazione di un piano di investimenti per il sito triestino, con 79 assunzioni in parte da fare a Trieste".

"Wärtsilä Italia ha coltivato sempre un rapporto sindacale costante e quotidiano di confronto anche nella contrapposizione - ha spiegato invece Fabio Kanidisek delle Rsu Fim - Questo fino a un certo punto, quando è cambiato tutto: la dirigenza italiana è stata depotenziata e non ha saputo più rispondere secondo norme di legge: Hanno sottoscritto un accordo in Regione impegnandosi a svolgere una serie di incontri che non si sono mai fatti nonostante le sollecitazioni".

Davide Fifaco