Una fase del dibattito al Senato
Una fase del dibattito al Senato

Con molte tensioni, qualche incertezza, e anche un ricorso alla "prova video" per valutare se un voto fosse arrivato fuori tempo massimo, ma alla fine in tarda serata il governo Conte ottiene la fiducia anche dal Senato e supera la crisi. Il risultato però, 156 sì (la maggioranza necessaria ieri sera era 149), 140 no e 16 astenuti, non regala al governo italiano la maggioranza assoluta; salva Conte, ma pone seri dubbi sulle reali possibilità di far passare i provvedimenti in futuro. Un risultato ottenuto fra l'altro anche grazie alla "prova video", che ha riammesso al voto, dopo una lunga pausa, il senatore ex 5 Stelle Lello Ciampolillo, e il socialista Riccardo Nencini, entrati in aula pochi secondi prima della chiusura della votazione.

Nel corso della giornata Giuseppe Conte aveva nuovamente difeso l’operato del suo governo, le cose fatte, i progetti per rilanciare l’economia, e ha contestato anche le cifre fornite all’opposizione sugli effetti della pandemia e soprattutto sulle difficoltà dell’economia, che non sarebbe, ha spiegato, come dicono nel centro destra fra i peggiori del mondo. “Nonostante siamo stati colpiti per primi dalla pandemia nei primi tre trimestri del 2020 – ha spiegato - il calo tendenziale del Pil è stato lo stesso che in Francia, inferiore alla Spagna e al Regno Unito, e il rimbalzo del terzo trimestre è stato tra i più alti d'Europa”.
Il Premier ha ricordato come il governo abbia affrontato un’emergenza che non ha precedenti, e che non consente di perdere tempo. "Se non interveniamo adesso, rischiamo di compromettere il futuro dei nostri figli. Occorrono investimenti economici strutturati, dobbiamo investire sul futuro e non possiamo farlo creando una crisi di governo o cercando di far cadere un governo".
Conte ha quindi chiamato nuovamente a raccolta le forze che vogliono collaborare per l’attuazione del Recovery plan, criticando chi, come Italia Viva, ha invece aperto una crisi definita ancora una volta “incomprensibile”, e con ragioni inconsistenti: “Quando si sceglie la via del dialogo, e voi lo sapete, - ha detto - non avete mai trovato porte chiuse. A un certo punto avete scelto la strada dell'aggressione e degli attacchi mediatici, avete cominciato a parlare fuori e non dentro. La rispettiamo ma possiamo dire che forse non è la scelta migliore negli interessi del Paese?”.
Conte ha anche contestato nel merito la posizione di Italia Viva e Matteo Renzi, che nel corso del dibattito ha affrontato a viso aperto il Premier, ribadendo tutte le riserve sull’azione del governo, e rivendicando il diritto di fare delle critiche e di lasciare la maggioranza. “Lei ha avuto paura di salire al Colle perché ha scelto un arrocco che spero sia utile per lei ma credo sia dannoso per le istituzioni”, ha detto, “sono mesi che chiediamo una svolta, non è vero che siamo stati irresponsabili, siamo stati fin troppo pazienti. Questo è un “kairos”, un momento opportuno, ora o mai più si può fare una discussione”.
Durissima anche l’opposizione di centro destra che ha votato compatta contro la fiducia, accusando il governo di non aver saputo affrontare la situazione del paese, di voler continuare solo per restare al potere, e chiedendo le elezioni, come ha confermato Matteo Salvini, che ha anche scatenato la bagarre in aula citando una vecchia frase di Beppe Grillo contro i senatori a vita, che ieri si apprestavano a votare per il governo giallorosso. "Vedo che per molti in quest'aula il problema è conservare la poltrona - ha aggiunto il leader della Lega scatenando nuove proteste -, mentre per gli italiani fuori di qui è perdere il posto di lavoro, e quindi mi scuso per alcuni miei colleghi che mi fanno vergognare di essere senatore".

Alla fine la partita, come era ormai ampiamente previsto, l’ha vinta Conte, che ha coinvolto un numero sufficiente di senatori del gruppo misto e dell’area delle autonomie e delle minoranze, ma tutto lascia pensare che le difficoltà siano appena iniziate. Il governo, che già non aveva una maggioranza ampia al Senato, ora poggia su numeri renderanno complessa l’approvazione dei provvedimenti, con una maggioranza raggiunta anche grazie ai senatori a vita, a due senatori di Forza Italia che hanno votatao sì e sono stati immediatamente espulsi dal partito, e ad altri due voti recuperati in extremis grazie alla prova video. Una situazione che nelle commissioni, come ha detto chiaramente dallo stesso Renzi, potrebbe metter sotto la maggioranza sistematicamente, rendendone molto difficile, se non impossibile la gestione, e che l'opposizione non mancherà di sottolineare: Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno già annunciato di voler chiedere un incontro al Presidente Sergio Mattarella.

Alessandro Martegani