Tutti d’accordo: la Lombardia viaggia decisa verso il coprifuoco. In una riunione con il presidente della regione Attilio Fontana, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, i sindaci dei capoluoghi lombardi, e i capigruppo di maggioranza e opposizione, è stata votata all’unanimità la richiesta al governo di bloccare ogni attività non essenziale e tutti gli spostamenti, con poche eccezioni simili a quelle del lockdown della scorsa primavera, sull’intero territorio della Lombardia dalle 23 alle 5. Sabato e domenica dovranno restare chiusi gli esercizi commerciali della grande distribuzione, con l’eccezione degli alimentari e dei beni di prima necessità.
A far decidere per una misura drastica non sono stati i dati attuali, che hanno visto un massimo di quasi tremila nuovi contagi domenica, poi calati come di consueto il lunedì per il minor numeri di tamponi effettuati, ma le proiezioni della a Commissione indicatori istituita dalla direzione generale del Welfare regionale, che guardando al 31 ottobre parlano della possibilità di 600 ricoverati in terapia intensiva, contro i 113 di ieri, e fino a 4 mila in terapia non intensiva.
Il Comitato tecnico-scientifico regionale aveva suggerito un orario più ampio, dalle 21, ma si è preferito ridurre per non danneggiare troppo i locali e gli esercizi commerciali. Lo stesso ministro Roberto Speranza si è detto d’accordo con la proposta e la Lombardia potrebbe essere solo alla prima area a prendere una decisione di questo tipo per evitare chiusure totali in seguito. Il blocco in regione dovrebbe scattare a partire da giovedì.
E se in Lombardia c’è accordo sul da farsi, altrettanto non si può dire della Campania, che ha registrato un aumento dei positivi, quasi 1.600, con un minor numero di tamponi. Il governatore Vincenzo de Luca, tradizionalmente favorevole alla linea dura, ha già deciso di chiudere le scuole, ma è stato attaccato duramente dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che ha parlato di “errori molto gravi della Regione”: “Le persone a casa sono sole, - ha detto il sindaco di Napoli - appena aumenta la febbre vanno in ospedale, il virus è fuori controllo, la medicina territoriale è stata smantellata già prima della pandemia. De Luca ha vietato anche ai medici di dire la verità” ha concluso affermando che la Campania andrà sicuramente in lockdown.
Un invito alla calma è giunto invece dal viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, che, pur invitando tutti a rispettare le norme di prevenzione e a non sottovalutare i contagi, ha invitato a guardare alla differenza fra la situazione dell’Italia a marzo e quella di oggi: “Non c'è paragone – ha detto -: a marzo siamo stati investiti da uno tsunami, ora abbiamo delle 'mareggiate' in alcune aree d'Italia, i posti in terapia intensiva ci sono, abbiamo moltissimi asintomatici, non c'è una gravità di accesso agli ospedali e pronto soccorso, i numeri sono contenuti”.

Alessandro Martegani

Foto: Reuters
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