Ha scelto quello che avrebbe dovuto essere l’avvio di una nuova costruzione del partito, la presentazione dei “facilitatori regionali”, le nuove figure che dovrebbero assicurare un collegamento fra i vertici del partito e il territorio, per fare il passo indietro.
Luigi di Maio, 32 anni, a capo del partito dal settembre del 2017, dopo una consultazione on line, e in passato ministro dello sviluppo economico e del lavoro, lascia la guida del Movimento 5 Stelle: la conferma è giunta dopo settimane difficilissime per i 5 Stelle, con una continua emorragia di parlamentari e accuse di autoritarismo e scarsa capacità di gestione piovute, oltre che sul capo politico, anche su Davide Casaleggio, e sul garante e fondatore del Movimento Beppe Grillo. Di Maio poi non sembrava disposto a diventare il volto del risultato dell'imminente voto in Emilia Romagna e Calabria.
L'ormai ex capo politico dei grillini ha prima anticipato la decisione ai ministri e ai viceministri grillini riuniti a Palazzo Chigi, poi ha annunciato su Facebook una comunicazione importante, e, dopo aver ringraziato chi ha creduto nel Movimento 5 Stelle, ha confermato la volontà di lasciare il suo ruolo nel partito, ribadendo però l’impegno nel movimento e la necessità di continuare a lavorare e di rimanere uniti, sottolineando le delusioni, ma anche i risultati raggiunti.
“Per arrivare fin qui abbiamo fatto salti mortali – ha detto -: hanno iniziato Beppe e Gianroberto e a loro va tutto il mio grazie di cuore. Io non mollerò mai, il Movimento è la mia famiglia".
"Noi – ha aggiunto - dobbiamo pretendere il sacrosanto diritto di essere valutati almeno alla fine dei cinque anni di legislatura. Io penso che il governo debba andare avanti, perché alla fine della legislatura i risultati si vedranno”.
Di Maio dovrebbe continuare far parte di una sorta di direttorio formato fra gli altri dal membro più anziano del Comitato di garanzia, il sottosegretario Vito Crimi, che dovrebbe traghettare il partito fino agli Stati Generali previsti a metà marzo.
Prima però ci sono da affrontare le elezioni regionali, che, oltre ad avere un impatto sulla maggioranza, potrebbero rivelarsi un disastro per i 5 Stelle, e acuire ancor di più le divisioni nel partito.


Alessandro Martegani


Foto: MMC RTV SLO
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