Con molte indecisioni, una divisione interna e soprattutto molto ritardo, ma alla fine il Pd ha raggiunto una posizione ufficiale sul quesito costituzionale che fra meno di due settimane sarà votato in Italia.
Il referendum propone di tagliare da 945 a 600 il numero di parlamentari presenti nelle due Camere: il provvedimento, come previsto dalla procedura di modifica della Costituzione, era stato votato quattro volte fra Camera e Senato, ma solo nell’ultima votazione, dopo il cambio di maggioranza e la formazione del nuovo governo giallo rosso, il Pd aveva votato a favore, con l’impegno da parte del Movimento 5 Stelle di appoggiare in tempi rapidi delle riforme istituzionali e una nuova legge elettorale.
Una posizione ribadita, dopo non pochi tentennamenti, dal segretario del Pd Nicola Zingaretti, che nella relazione alla direzione del partito ha confermato la necessità di sostenere il “sì”, ma facendo seguire un’altra riforma che preveda un bicameralismo differenziato, con una raccolta di firme per una proposta di legge d’iniziativa popolare.
“Dobbiamo respingere – ha però spiegato - le motivazioni banali che il taglio del numero dei parlamentari farebbe risparmiare soldi allo stato”. “I risparmi sarebbero minimi” ha aggiunto. Proprio quella del risparmio per le casse dello Stato, accanto a una maggiore efficienza del Parlamento, è invece una delle tesi di punta del Movimento 5 Stelle, che conta proprio sulla vittoria del referendum per risollevare i propri consensi.
Al referendum, e alla decisione del Pd di sostenere il “sì”, sembrano poi legati i fragili equilibri della maggioranza, nonostante le smentite del Premier Conte. Un tema ribadito anche da Zingaretti: "Noi non stiamo al governo a tutti i costi - ha affermato -, ci stiamo finché il governo fa cose utili al Paese”.
Sta di fatto che il segretario non sembra aver convinto tutti. Nel corso della riunione ci sono state anche voci favorevoli al “no” alla riforma, su tutte quelle della corrente che fa capo al presidente del partito, Matteo Orfini, che ha anche contestato la decisione della segreteria di annunciare l’appoggio al “sì” prima della riunione della direzione.

Alessandro Martegani

Foto: MMC RTV SLO
Foto: MMC RTV SLO