Foto: AGI
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A dare la notizia della scomparsa di Paolo Inzerilli è stata l'Associazione Stay Behind, della quale l'ex generale è stato anche presidente tra il 1996 e il 1998, e che lo ha ricordato come "una figura di spicco nel panorama dei servizi segreti italiani e un valoroso ufficiale degli Alpini".

Ma Inzerilli era noto in particolare per aver guidato a lungo Gladio, nome in codice dell'operazione promossa dalla Cia per costituire strutture paramilitari segrete, al fine di contrastare un'eventuale invasione da parte dell'Unione Sovietica e dei Paesi aderenti al Patto di Varsavia, non ultima la Jugoslavia, attraverso atti di sabotaggio, guerra psicologica e guerriglia dietro le linee nemiche, con la collaborazione dei servizi segreti e di altre strutture.

Il nome di Gladio uscì ufficialmente allo scoperto il 3 agosto 1990, quando l'allora presidente del Consiglio italiano, Giulio Andreotti, davanti alla Commissione stragi rese nota l'esistenza di una struttura segreta dei servizi, a pochi giorni di distanza dal via libera all'apertura degli archivi del Sismi.

Francesco Cossiga, che ebbe la delega alla sovrintendenza di Gladio quand'era sottosegretario alla Difesa, ammise di aver avuto un ruolo nella messa a punto dell'organizzazione. Lo disse da capo dello Stato, in una dichiarazione ad Edimburgo, nel 1990 e si autodenunciò con un documento inviato alla Procura di Roma, in seguito all'iscrizione da parte del giudice veneto Felice Casson nel registro degli indagati dell'ammiraglio Fulvio Martini e del generale Paolo Inzerilli quali responsabili militari di Gladio. La Procura di Roma, il 3 febbraio 1992 richiese l'archiviazione a favore di Cossiga, Martini e Inzerilli.

Subito dopo l'assoluzione Inzerilli affermò: "Dopo 11 anni passati tra uffici giudiziari e aula di Rebibbia è arrivata non solo l'assoluzione mia e dei miei colleghi, ma anche quella di Gladio".

Davide Fifaco