Foto: Radio Capodistria/Quirinale
Foto: Radio Capodistria/Quirinale

Ad aprire la serie di interventi per celebrare il "Giorno della Memoria" è stata Simonetta Dalla Seta, giornalista e Direttrice del MEIS-Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah, che ha parlato del concetto di pace, che non può essere scisso da quello di giustizia. "La parola ebraica Shalom - spiega Dalla Seta - come sottolineano sempre i nostri maestri nasce dalla stessa radice della parola shalem che significa pieno, compiuto. Non può esserci pace se la giustizia non è compiuta perché, riferendoci alla Shoah, definiamo 'Giusti' coloro che potremmo chiamare semplicemente 'Salvatori'. Il giusto simboleggia l'essere umano nella sua capacità di esercitare il libero arbitrio per scegliere il bene sul male. La memoria non può adagiarsi sul bene, ma deve conoscere il male per imparare a sconfiggerlo" ha aggiunto la direttrice del MEIS. Dalla Seta ha concluso spiegando che la memoria non è retorica ma è azione, non è solo un'orazione per ricordare i morti ma una salvezza per i vivi, non è distorcere la storia a favore di individui o di interi gruppi ma l'impegno etico a comportarsi secondo coscienza e valori condivisi.

Successivamente Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, nel suo intervento, in un passaggio ha affermato: "Dopo secoli di pregiudizio antigiudaico e di una pianificata propaganda penetrata nelle menti, attraverso immagini delle ebreo pericoloso, con il suo naso adunco e l'attitudine allo sfruttamento, al controllo, le immagini dell'orrore altamente celato ci hanno fatto ben comprendere che quell'uomo creato ad immagine di Dio era stato capace di sterminare un suo simile, ritenendosi di razza superiore e posizionando il Duce ed il Führer al di sopra dello stesso Dio, ionizzandoli e inneggiandoli ovunque".

Giuseppe Valditara, Ministro dell'Istruzione e del Merito, ha dichiarato: "Questa, prima ancora che una tragedia per l'umanità è stata una tragedia di persone, di madri, di padri, di figli, di donne, di bambini, di milioni di persone, ognuna delle quali custodiva un universo di milioni e milioni di possibilità mai esplorate. La tragedia sta in tutte quelle persone a cui si è rinunciato in nome dell'ideologia totalitaria".
Valditara ha sottolineato inoltre l'infame collaborazionismo del regime fascista con l'orrore del nazismo.

L'ultimo intervento è stato quello del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che aprendo ha citato Primo Levi ed ha poi condannato il fanatismo delle ideologie della superiorità razziale e delle prevaricazioni, che gettarono il mondo in una guerra funesta anche a causa della complicità delle persone trasformate in "volenterosi carnefici", sempre secondo una definizione di Primo Levi. Celebrare i giusti non deve cancellare quello che hanno fatto i troppi ingiusti, ha sottolineato Mattarella, con le parole: "Non c'è torto maggiore che si possa commettere nei confronti della memoria delle vittime che annegare in un calderone indistinto le responsabilità o compiere superficiali operazioni di negazione o di riduzione delle colpe personali o collettive". Il Presidente della Repubblica ha concluso ricordando l'importanza della democrazia, in particolare contro i nuovi moti d'odio.

Gli interventi sono stati inframezzati dall'attore Alessandro Albertin, che ha ricordato alcuni di questi "giusti", come ad esempio Giorgio Perlasca e Cesare Rimini; inoltre, nel corso della cerimonia, Gabriele Coen, compositore e interprete della nuova musica ebraica, accompagnato da Alessandro Gwis al pianoforte e dalla voce di Barbara Eramo, hanno eseguito degli intermezzi musicali.

Davide Fifaco