Foto: Reuters
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Può bastare una palla set sbagliata in una semifinale mondiale per essere giudicata immediatamente colpevole nel tribunale dei social. Anche se sei una giovane campionessa che spesso si è caricata sulle spalle la propria nazionale portandola a importanti successi sportivi.

Vittorie troppo presto dimenticate da quei leoni da tastiera che si permettono di insultarti per uno sbaglio o peggio, da qualche individuo che passando in mixed zone chiede all'italiana Paola Egonu, nata a Cittadella, in Veneto, da genitori nigeriani, "perché è italiana", dopo una ancor "giovane" carriera sportiva in maglia azzurra, fatta di grandi vittorie.

Una domanda che, alla cocente delusione sportiva aggiunge una ancora più sconcertante delusione umana. Un insulto che nulla centra con lo sport per una giovane ragazza che, quando è sottorete si sente addosso tutto il peso del volley italiano, anche a causa di quel carattere perfezionista che la porta sempre a fare di più, a pretendere il meglio da sé stessa obbligandola a convivere con l'ansia di dover sempre essere perfetta.

Egonu, divenuta giovanissima un idolo sportivo, ha dovuto da subito combattere contro chi vigliaccamente la insultava sui social, spesso anche personaggi politici più famigerati che famosi, perché aveva reso noto di amare una collega pallavolista, per ritrovarsi ora insultata dai propri connazionali per il colore della sua pelle. Gli stessi che probabilmente avrebbero festeggiato un'eventuale medaglia d'oro portata a casa grazie alle prestazioni della schiacciatrice.

Ed è contro queste continue ipocrisie che è arrivato lo sfogo della giovane campionessa, che ha detto basta, che ha chiesto una pausa ed ha messo in dubbio la prosecuzione della sua carriera in Nazionale. Un segnale forte per lo sport italiano, che non ha ancora fatto del tutto i conti con il razzismo, come testimoniano le urla che si possono ancora sentire negli stadi indirizzate ai giocatori di colore.

O come avviene, purtroppo, anche nei campionati giovanili. È di qualche settimana fa l'episodio accaduto nella partita del Girone A degli Allievi Provinciali Under17 tra Gallarate e CAS Sacconago, salito alla ribalta mediatica per l'abbandono del campo da parte del CAS a causa di un presunto insulto razzista ad un proprio tesserato da parte di un dirigente del Gallarate Calcio che avrebbe apostrofato con il termine "negretto" un giocatore sedicenne del Sacconago.

Davide Fifaco